Imparato: "Preservare e rispettare la cultura del marchio, l'italianità di Alfa Romeo"



«L'Alfa Romeo è un emblema fantastico del made in Italy e deve guardare a un futuro sempre più internazionale, con vetture tutte prodotte in Italia». Jean-Philippe Imparato è il manager francese a cui Carlos Tavares ha delegato il rilancio del Biscione. Parla.

C'è molta attesa per il futuro. Cosa possiamo aspettarci?

«L'Alfa Romeo è un'opera d'arte, non una macchina; è la storia d'Italia, un marchio mondiale che deve guardare con fiducia all'Europa ma anche a Stati Uniti e Asia. Conosco l'orgoglio degli alfisti: mai visto prima nella mia carriera 200 club così appassionati, di cui addirittura 50 in Usa».

Ma è difficile competere con i colossi avendo soltanto due modelli in gamma.

«Nel giugno 2022 lanceremo sul mercato il Suv compatto Tonale. Abbiamo ritardato di qualche mese per curarne con attenzione l'elettrificazione ibrida plug-in, una delle soluzioni oggi indispensabili su ogni nuovo modello. E poi volevo certezze assolute sulla qualità, infatti ho organizzato a luglio una convention con tutti i fornitori per puntare sempre al top. Ogni Alfa deve essere all'altezza delle fantastiche GTA».

Dopo il Tonale toccherà a un B-Suv, Brennero, atteso nel secondo semestre 2023. E' vero che cambierà nome e potrebbe chiamarsi Palade?

«Non ho ancora deciso. Valuteremo se proseguire con i nomi o magari tornare ai numeri della tradizione. Dobbiamo fare un piano a dieci anni anche sul naming delle prossime vetture. E poi ampliare il piano prodotto, che finora è orientato al 2026, ci inventeremo qualcosa di importante».

Audi ha già annunciato che dal 2026 lancerà solo modelli elettrici. E Alfa Romeo?

«Dobbiamo valutare con attenzione anche il full-electric perché il mondo cambia rapidamente e bisogna adeguarsi. Non posso dire oggi quale sarà la prima Alfa a zero emissioni, ma a breve daremo risposte anche su questo».

Dal 1° luglio arriverà dalla Seat un nuovo designer, lo spagnolo Alejandro Mesonero-Romanos. Con quali indicazioni?

«Ha una carriera interessante ed è matto per l'Alfa. Ha fatto buone cose, anche sul marchio Cupra, lui ha un orizzonte internazionale e porterà una ventata d'aria fresca. Dovrà partire proprio ispirandosi alla storia, a questo museo. Di certo Mesoero ci aiuterà a compiere un salto importante perché è un innovatore e ha una visione internazionale».

E la Formula 1? Ha ancora senso investire molto?

«A me piace la battaglia e anche prendere, se necessario, decisioni toste come ho sempre fatto in Peugeot. La F1 costa ma è un laboratorio avanzato anche per l'elettrificazione. L'importante è che il ritorno sia proporzionale all'investimento».

Qual è la priorità del suo lavoro di manager?

«Preservare e rispettare la cultura del marchio, l'italianità di Alfa Romeo che rappresenta una garanzia assoluta. In mente ho soltanto Cassino e Pomigliano, Giulia, Stelvio e Tonale: da queste certezze bisogna ripartire. Qui domina la passione vera, come nei desideri dei nostri clienti».

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