Le braccia italiane restano materiale gradito alla Fiat, ormai tramutata in Fca dopo la fusione con la Chrysler. A confermare la presenza del gruppo, almeno dal punto di vista manifatturiero, in Italia è stato ieri il presidente John Elkann in una lettera inviata agli azionisti di Exor, la holding che gestisce tutte le partecipazioni degli Agnelli. Fiat «è concretamente impegnata a utilizzare la grande esperienza e i più avanzati impianti manifatturieri presenti in Italia». Elkann ha così citato la mole degli investimenti, non pari ai 20 miliardi di Fabbrica Italia, il piano cestinato a causa della crisi economica, ma comunque fatto di cifre rilevanti: «Lo scorso anno Fiat ha investito 4,7 miliardi di euro per le spese in conto capitale, tra le quali rientrano quelle relative alla prima tranche del progetto da un miliardo di euro per l’allestimento delle linee di assemblaggio di Melfi, dove si produrrà la Jeep Renegade e la sua sorella, la 500X», e ancora «si cominciano anche a vedere i primi frutti della strategia premium di Fiat: Maserati ha consegnato circa 15.000 automobili nel 2013, il 150% in più del 2012». «Sono tutti segnali molto incoraggianti - ha concluso - per ciò che è stato accolto da molti con parecchio scetticismo». Il presidente della Exor ha anche spiegato che il 2013 «è stato un buon anno per Fiat» ricordando che il Lingotto «ha consegnato 4,4 milioni di veicoli, di cui 2,2 nell’area Nafta, dove la società ha registrato 45 e e 49 mesi consecutivi di crescita, rispettivamente in U.S.A. e in Canada, l’Ebit normalizzato ha raggiunto i 3,4 miliardi di euro e il debito industriale netto è risultato migliore delle previsioni, attestandosi a 6,6 milioni di euro». Insomma un viaggio «incredibile lungo cinque anni» ha spiegato il presidente Elkann nella stessa missiva agli azionisti di Exor. «Dal primo momento in cui fu annunciato l’impegno, il 30 aprile 2009, con il sostegno della task force creata dal presidente U.S.A. per il settore dell’auto». Da allora, ha detto «è iniziato un nuovo capitolo della loro storia. Da allora siamo partiti per un viaggio incredibile lungo cinque anni: da 1 milione di auto vendute da Chrysler nel 2009 fino ai 2,6 milioni dell'anno scorso; da una perdita iniziale di 8,2 miliardi di dollari ad un utile di 2,8 miliardi nel 2013». In ogni caso ha spiegato «potrete scoprire l’entusiasmante futuro di FCA e dei suoi 300.000 dipendenti in occasione della presentazione del piano industriale a Detroit il prossimo 6 maggio» con ciò confermando di fatto che il palcoscenico più importante della casa automobilstica è ormai quello statunitense. Quello di FCA, comunque, non sarà il solo piano industriale presentato nel 2014, come ha ricordato Elkann: «Anche Cnh Industrial (8 maggio) e Cushman&Wakefield presenteranno i loro piani per il futuro». Exor ha chiuso il 2013 con un utile consolidato di 2,084 miliardi di euro, in forte aumento rispetto ai 298,3 milioni dell’esercizio precedente grazie alle plusvalenze delle cessioni di Sgs. Il cda di Exor proporrà all’assemblea un dividendo di 0,3350 euro per ciascuna azione, per un totale di massimi 74,5 milioni.
Nel vasto panorama dell'industria automobilistica italiana, c'è un'auto che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del settore: l'Autobianchi A112. Questo piccolo gioiello, prodotto tra il 1969 e il 1986, ha conquistato il cuore degli italiani e non solo, diventando un'icona del design e dell'ingegneria automobilistica. Nascita e Sviluppo L'Autobianchi A112 è stata presentata al Salone dell'Automobile di Torino nel 1969, come erede della famosa Bianchina. Progettata da Dante Giacosa, l'ingegnere che ha dato vita a molti successi della Fiat, la A112 era destinata a diventare un successo immediato grazie alle sue dimensioni compatte, alla maneggevolezza e all'efficienza. Design e Caratteristiche Tecniche Il design della A112 era semplice ma accattivante, con linee morbide e un look giovanile. Le sue dimensioni compatte la rendevano perfetta per la guida in città, ma nonostante le sue piccole dimensioni, l'A112 offriva sorprendentem
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