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Fiat Punto Prima serie (1993 – 1999)

La storia di Fiat Punto (progetto 176) parte dal lontano 1993 quando viene presentata in anteprima alla stampa presso il Lingotto di Torino (31 agosto) e poi al grande pubblico in occasione del Salone di Francoforte (7 settembre), segnando l'inizio di una nuova generazione di compatte Fiat. Disegnata da Giorgetto Giugiaro, la nuova vettura raccoglie il testimone della Uno con il preciso obiettivo di ripetere il suo straordinario successo: infatti, in tutta Europa e per dieci anni consecutivi, la Uno è sempre stata la vettura più venduta nel segmento B e ha riscosso entusiastici giudizi da parte della stampa internazionale. Un traguardo ambizioso, quindi, ma la Fiat Punto non tradisce le aspettative: nel 1995 viene incoronata "Auto dell'Anno" e dal 1994 al 1997 registra uno straordinario apprezzamento del pubblico europeo. Per produrla viene addirittura realizzato un nuovo stabilimento a Melfi (Potenza) che, fin dall'inizio, si segnala come uno dei siti industriali
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Heritage celebra i 30 anni della mitica Fiat Punto

Prodotta in oltre nove milioni di unità fino al 2018 e in tre generazioni, la Punto ha dominato il segmento B per 25 anni, stabilendo nuovi standard in termini di design, sicurezza e comfort. La produzione della prima serie (1993-1999) iniziò con tecnologie avanzate che diedero il via alla "fabbrica integrata". Per costruirla venne realizzato un nuovo stabilimento a Melfi (Potenza). Incoronata "Auto dell'Anno 1995", la Punto è stata realizzata anche in versione cabrio da Bertone. La seconda serie (1999-2010) venne lanciata in occasione del Centenario della Fiat segnando un importante passo avanti rispetto alla precedente generazione in termini di design e innovazione. È stata la prima compatta a introdurre la tecnologia "Common Rail" e numerose novità nel segmento, come il cambio elettronico Speedgear e il servosterzo elettrico Dualdrive con modalità City. Nel 2005 è la volta della terza generazione, la "Grande Punto" che presenta dimensioni

Lancia Rally 037 Gr. B (1983)

Nei primi anni Ottanta il campionato rally più popolare è quello del Gruppo B. All’Abarth viene affidato il compito di predisporre la nuova vettura da schierare in questa categoria, la Lancia Rally. L' auto è conosciuta dai più con il nome di 037, che deriva dalla sigla di progetto assegnatale in Abarth:  SE 037. L’Ing. Lampredi dell’Abarth elabora il quattro cilindri bialbero portandolo a due litri e dotandolo di un compressore volumetrico che migliora le prestazioni ai bassi regimi, soluzione molto utile nei rally. Partendo dalla scocca della Beta Montecarlo Pininfarina modella una carrozzeria di grande fascino, che è anche un capolavoro d’ingegneria orientato verso la robustezza e la rapidità di manutenzione. Con l’intelligente progettazione che consente di risparmiare tempo prezioso in gara e con la grande efficienza della squadra corse Abarth il miracolo si compie. Mentre si fanno largo le vetture a trazione integrale la Lancia Rally con la sola trazione posteriore e la guida

Fiat 131 Abarth Rally (1976)

A metà degli anni ’70 l’entusiasmo del pubblico italiano per i rally non si placa malgrado la crisi petrolifera. La 124 Abarth Rally, che tanto bene si è difesa per quattro stagioni, comincia a sentire i suoi anni, e si rende necessario schierare una nuova arma nel campionato mondiale. Strategie di marketing convincono i manager del Gruppo a far costruire al reparto corse dell’Abarth una vettura vincente basandosi non più su un'auto sportiva, bensì su una berlina da famiglia, in modo da incrementare le vendite. Nasce così la Fiat 131 Abarth Rally, che ha le forme della tranquilla tre volumi prodotta a Mirafiori ma che in realtà è una vera e propria belva da corsa. Sotto la guida del Direttore Sportivo Daniele Audetto e condotte dai migliori piloti dell’epoca, le “131 Abarth” dominano le scene mondiali: con 18 vittorie assolute, cinque triplette e due doppiette conquistano tre Mondiali Costruttori - nel 1977, ’78 e ’80 - e due titoli Mondiali Piloti, con Alén nel 1978 e Röhrl nel 19

Fiat 124 Abarth Rally (1972)

Alla fine degli anni ‘60 sono i piloti privati a spingere Fiat ad avvicinarsi ai rally: la 124 Sport Spider si rivela una vettura particolarmente adatta alle corse, per la robustezza strutturale e l'equilibrata distribuzione dei pesi. Nel frattempo le officine Abarth di Corso Marche a Torino sono diventate il reparto corse di Fiat. Lì vengono elaborate diverse evoluzioni, schierate con successo nelle competizioni della stagione 1972: le 124 vincono 11 delle 21 gare disputate e si aggiudicano il Campionato Europeo Rally. La versione stradale, creata per ottenere l’omologazione nel Gruppo 4, esordisce al Salone di Torino del novembre 1972, è dotata di hard top ed è priva di paraurti. La scelta di dipingere i cofani anteriore e posteriore in nero opaco - per evitare fastidiosi riflessi al pilota - diventa la "firma" estetica che contraddistingue la 124 Abarth. La vettura viene schierata ufficialmente da Fiat nelle competizioni fino al 1975, raccogliendo molti successi: tra q

Autobianchi A 112 Abarth 58 CV (1971)

Presentata al Salone di Torino nell'ottobre 1971, l’Autobianchi A112 Abarth è la prima "creatura" successiva all'acquisizione della Casa dello Scorpione da parte del Gruppo Fiat, e nasce per contrastare l'egemonia delle Mini Cooper nel mercato delle utilitarie sportive. La A112 si posiziona più in alto della concorrente inglese per abitabilità e qualità delle finiture, ma occorre migliorarne le prestazioni. LA "cura" Abarth raggiunge lo scopo. La cilindrata viene aumentata da 903 a 982 cc, e la potenza cresce da 42 a 58 cavalli. Oltre alle prestazioni sensibilmente migliorate, anche gli interni sono più sportivi, con sedili avvolgenti, volante in pelle e cruscotto ricco di strumenti. La piccola Abarth si rivela subito un enorme successo. Nel ’75 un nuovo motore porta la potenza da 58 a 70 cavalli. L’impiego sportivo è nei rally dove nasce il popolare Trofeo A112 per far crescere i piloti nazionali. La produzione termina nel 1985  dopo oltre 121mila esemp

Fiat Abarth OT 1300-124 Coupé (1966)

Con la sigla OT Abarth inizialmente definisce le sue creature “Omologate Turismo” cioè costruite per correre e vincere nella Classe Turismo. In realtà questa iconica sigla definisce anche prototipi e vetture in serie limitata che corrono in altre categorie. La maggior parte delle Abarth OT nascono tra il 1964 e il 1966. Trasformando le Fiat 850 berlina Abarth produce la OT 850 e l’evoluzione OT 1000. Trapiantando un inedito motore bialbero, sempre sulla carrozzeria 850 berlina nasce la potente OT 1600. Partendo dalla Fiat 850 coupé, Abarth realizza la OT, offerta in diverse cilindrate come la "sorella" berlina:  la versione con motore da un litro prende il nome di OTS 1000. La coupé evolve ancora nell’OT 2000 e con il motore della 1000 Radiale (su scocca della Fiat 600) nasce la OTR 1000 Coupé. Trapiantando la versione trasformata del motore della Fiat 124 nella Fiat 850 coupé nasce l’OT 1300/124. Nomi e sigle simili che evidenziano la grande creatività orientata all’innalzam

Fiat Abarth 2200 Coupé Allemano (1959)

Alla fine degli anni ’50 Carlo Abarth decide di affiancare all'attività di elaboratore e costruttore di auto da competizione una piccola produzione di vetture stradali Gran Turismo. Come da tradizione, le nuove Abarth nascono intorno a motori di serie elaborati dalla Casa dello Scorpione. Tra le diverse GT prodotte, le più amate dallo stesso Carlo Abarth sono quelle sviluppate partendo dal motore a 6 cilindri in linea della Fiat 2100. Dalla matita di Giovanni Michelotti escono le 2200 in versione Coupé e Cabriolet, entrambe prodotte dalla carrozzeria torinese Allemano.  Con l’avvento - nel 1961 - della Fiat 2300, Abarth porta la cilindrata delle sue GT a 2400 cc. Per la linea della nuova coupé richiede due diversi studi ai carrozzieri Ellena e Allemano. Poi affida la produzione a quest'ultimo, selezionando però elementi stilistici provenienti da entrambe le proposte creative. L’Abarth 2400 Coupé diventa la sua vettura di tutti i giorni, così amata da essere esposta al Salone di

Fiat Abarth 850 TC Gruppo 2 (1968)

Le elaborazioni Abarth più famose si sviluppano intorno alla Fiat 600. Le vincenti 750 si evolvono nel 1961 nell’Abarth 850 TC (Turismo Competizione), realizzata partendo dalla 600D. L’Abarth completa l’assemblaggio delle vetture fornite dalla Fiat con le parti meccaniche prodotte internamente. Le 600 elaborate da Abarth cambiano aspetto: sotto e poi al posto del paraurti anteriore compaiono i radiatori dell'olio, e per raffreddare ulteriormente i motori sempre più potenti il cofano posteriore viene mantenuto aperto con delle staffe. I successi in pista non tardano a venire, in particolare nelle massacranti gare di durata. Nel 1961, in seguito alla vittoria di classe conquistata alla 500 chilometri sul più famoso circuito tedesco nasce una versione commemorativa ulteriormente potenziata: è la Fiat Abarth 850 TC Nürburgring. L’evoluzione porta alla nascita dell’Abarth 1000 con motore di 982 cc, ma la versione più potente è quella con valvole radiali nota come "TCR", che su

Fiat Abarth 695 (1964)

La Fiat 600 non è l'unica "piccola" Fiat a sucitare l'interesse di Abarth: a partire dal 1957 la Casa dello Scorpione si dedica anche alla Nuova 500. Carlo Abarth ne elabora il motore, e nel febbraio 1958 una 500 dotata di carrozzeria Fiat e di un motore preparato corre ininterrottamente per 7 giorni e 7 notti sull'anello dell'alta velocità di Monza, concludendo la sua maratona a una media di oltre 108 km/h. Nel 1963 nasce la Fiat Abarth 595, realizzata prima sulla base della 500 D e poi - dal ’65 fino al ‘71 - su quella della 500 F incrementando la cilindrata a 595 cc.  L’approccio è analogo a quello della 600: Fiat fornisce vetture quasi complete sulle quali l’Abarth monta le sue parti modificate, molti elementi meccanici e qualche dettaglio degli interni come il cruscotto e il volante. Nel 1964 viene presentata la versione potenziata 595 SS e quelle a cilindrata ancora maggiorata, la 695 e la 695 SS. L’ulteriore evoluzione del 1965 è l’Abarth 695 SS Assetto