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Crolla la produzione nel primo trimestre 2018


La produzione di Fca nel primo trimestre 2018 è in flessione dell'8,5% rispetto allo stesso periodo del primo trimestre 2017. Lo indica la Fim-Cisl in una nota, spiegando che nei primi tre mesi dell'anno si è registrato un calo dopo quattro anni di continua crescita e ricordando che  il 2017 aveva rappresentato il dato in termini di volumi migliore dal periodo pre-crisi del 2013 con un + 76%. "L'effetto del rallentamento dei volumi riscontrato nell'ultimo trimestre del 2017 si è trascinato nei primi tre mesi del 2018, confermando quella flessione che i dati di vendita del settore nel nostro Paese hanno già evidenziato nei primi mesi dell'anno", commenta Ferdinando Uliano segretario nazionale della Fim-Cisl.

"L'adeguamento delle produzioni degli stabilimenti italiani all'andamento del mercato si era già visto nella prima parte dell'anno con l'allungato del periodo feriale tra Natale e l'Epifania per quasi tutti gli stabilimenti, ha visto poi seguire richieste di fermi con l'uso di alcune giornate di cassa integrazione ordinaria o di maggior utilizzo del contratto di solidarietà nei due stabilimenti, Mirafiori e Pomigliano, dove è ancora in uso", aggiunge Uliano. Alcune produzioni, ad ogni modo si spiega nella nota della Fim-Cisl, continuano comunque a segnare una crescita anche rispetto al primo trimestre record del 2017, in particolare riguardano le produzioni di Fiat Professional - Sevel, le produzioni del suv Stelvio e i piccoli suv di Melfi, Renegade e 500X. La situazione produttivo del polo produttivo di Torino, con le produzioni Maserati, ha invece risentito dal rallentamento di fine anno imposto dal cambio delle normative sul mercato cinese, che ha determinato una riduzione degli stock presso i concessionari, e da una flessione sul mercato. Stessa situazione che si è determinata anche sui volumi produttivi di Alfa Romeo Giulia.

"L'effetto sull'occupazione  - evidenzia Uliano  -  non va nella direzione che tutti auspicavamo con il completamento del piano 2014-2018, cioè l'azzeramento dell'uso degli ammortizzatori sociali negli stabilimenti italiani. Certamente non siamo nella situazione pre-piano industriale dove l'uso di ammortizzatori sociali coinvolgevano oltre il 27% dei 66.200 dipendenti di Fca e si utilizzavano oltre 32 milioni di ore di ammortizzatori, oggi gli ammortizzatori pesano poco più del 6-8% della forza lavoro. Come già avevamo evidenziato nel 2017, visto l'attesa per il lancio della vettura premium a Pomigliano, della seconda vettura di Mirafiori e della vettura che dovrebbe sostituire la Punto a Melfi, l'obiettivo occupazionale (zero ammortizzatori) entro il 2018 non verrà raggiunto". Questa situazione, sottolinea il segretario della Fim-Cisl, "è dipesa unicamente dalla mancata implementazione degli investimenti necessari per il lancio di queste vetture nell'ultimo periodo del piano industriale 2014-2018".
Per il sindacalista, "il gruppo è cresciuto in redditività sugli stabilimenti italiani grazie al peso maggiore dei marchi premium e questo consentirà la piena realizzazione degli obiettivi finanziari. Del resto le auto di fascia medio-alta prodotte nel nostro Paese nel 2012 rappresentavano solo il 20% dei volumi (volumi che erano la metà di quelli dello scorso anno) mentre nel 2017 si è raggiunto il 64%".

La Fim-Cisl ritiene che l'equilibrio finanziario sia importante "perchè a questo è legata la capacità d'investire ma per noi è indispensabile dare continuità e utilizzare le risorse prodotte per completare gli investimenti e migliorare nella gamma di offerta, nelle tipologie delle nuove motorizzazioni ibride e elettriche e spingendo sulla nuova mobilità". Anche alla luce di questo, per il sindacato, "la presentazione del nuovo piano industriale, prevista per il prossimo primo giugno, è un appuntamento importante e strategico per il posizionamento e il futuro del gruppo Fca e degli stabilimenti italiani ed è necessario che si affronti non con gli annunci, ma con gli investimenti e i nuovi prodotti partendo dalle priorità occupazionali che abbiamo; dal polo produttivo di Torino, Pomigliano d'Arco, Melfi, Modena fino all'ultimo stabilimento italiano".

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