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Alfa Romeo 75 e 75 Sportwagon: la storia

L'Alfa 75 è un'automobile prodotta dall'Alfa Romeo dal 1985 fino al 1993 nello stabilimento di Arese.





Erede della Giulietta '77, l'Alfa 75 (sigla interna di progetto "162B - K1") venne presentata alla stampa l'11 maggio del1985 per festeggiare il 75º anniversario dell'Alfa Romeo (da cui appunto il nome), in un momento finanziariamente molto difficile per la casa automobilistica (all'epoca di proprietà dell'IRI). Con le poche risorse a disposizione non era possibile progettare un'automobile nuova; bisognava conservare non solo la meccanica (a sua volta derivata da quella della Alfetta (1972) ma anche l'intera ossatura della carrozzeria della Giulietta. Con un'operazione simile a quella che, l'anno precedente, aveva portato alla luce la controversa Alfa 90, vennero ridisegnate unicamente le parti esterne dei lamierati, conservando l'intero giro porta. Nonostante quindi non proponesse nulla di sostanzialmente nuovo, l'Alfa 75 ottenne subito un discreto successo.


Nonostante i vincoli progettuali e stilistici molto rigidi imposti dalla dirigenza Alfa Romeo, il centro stile interno, al tempo diretto da Ermanno Cressoni, lavorando sulle parti concesse, riesce a donare alla vettura una notevole modernità rispetto al modello precedente, soprattutto lavorando sui particolari che danno alla 75 una notevole personalità estetica. La vettura mantiene, per vincolo inderogabile, l'intero profilo delle porte e della cellula dell'abitacolo della Giulietta, ciò nonostante il profilo della 75, a cuneo con frontale molto basso diventa presto inconfondibile. La personalità estetica della 75 viene ulteriormente accentuata dai particolari, le linee del frontale si irrigidiscono, i gruppi ottici anteriori infatti assumono una forma trapezoidale e i tagli delle forme risultano netti e domina una geometria razionale. Al centro una mascherina molto elaborata a fitte linee orrizzontali che "sostengono" uno scudetto dal profilo molto sottile e completamente "vuoto" al proprio interno; anch'esso leggermente disposto in larghezza, più del modello Giulietta, al fine di donare ulteriore dinamicità al corpo vettura. Per dissimulare il riutilizzo delle portiere della Giulietta e quindi evitare un'eccessiva somiglianza, o quanto meno ridurla, è stato scelto di inserire un elemento in plastica lungo tutta la linea di cintura della fiancata. La coda rimanda alla sorella "33", il terzo volume è quindi leggermente allungato e la parte superiore della carrozzeria punta verso il basso, mentre la coda si alza per accentuare la sportività della forma del veicolo. La razionalità geometrica con la quale è stata pensata la parte estetica della vettura risulta estremamente evidente nei gruppi ottici posteriori; anch'essi trapezoidali, come quelli anteriori, sono adagiati in orizzontale appena sopra il paraurti e uniti da un sottile listello arancione che sovrasta le luci e va ad unire fra loro le due frecce. Dai bozzetti stilistici di Cressoni, è evidente come i prolungamenti delle diagonali dei trapezi che formano i fanali posteriori creino un triangolo isoscele ad angolo piuttosto acuto dal quale se si scende perpendicolarmente si trova proprio il logo della casa automobilistica, in centro al cofano del baule. Questa ricerca fa intuire come il disegno della vettura sia solo una parte di uno schema più ampio ricavato con una costruzione geometrica semplice, pulita e armoniosa; prettamente moderna. Non classica è anche la scelta della completa assenza di elementi cromati.

All'interno della vettura vige una forte ricerca ergonomica la quale porta anche a qualche originalità: la scelta di spostare alcuni strumenti in alto sopra lo specchietto retrovisore interno (soluzione adottata anche da alcune auto moderne), o la leva del freno a mano, sostituita da un maniglione molto grande per ridurre lo sforzo di azionamento. La plancia della vettura è semi avvolgente al fine di accogliere maggiormente il guidatore. A destra del volante un satellite informativo molto ampio che raccoglie spie e informazioni che prima erano generalmente incluse nel quadro strumenti.


Prima serie (1985-1988)



La commercializzazione fu immediatamente successiva alla presentazione ma, nonostante la strategia volta al contenimento dei costi, i collaudi furono lunghi e molto scrupolosi. I primi prototipi però iniziarono i test quasi del tutto inosservati, "camuffati" utilizzando le scocche dei modelli Giulietta ed Alfetta, nella metà del 1984 iniziano però ad effetturare i test dei prototipi con la nuova scocca e nei primi mesi del 1985 vengono prodotti circa 200 modelli preserie per essere collaudati in diverse tipologie di percorso al fine di ridurre al minimo difetti di giovinezza. Tuttavia la vettura era già di per sé più che collaudata; anche nei motori: i 4 cilindri bialbero con alimentazione a 2 carburatori erano i medesimi della Giulietta, come pure il turbodiesel 2 litri della VM Motori. A questa gamma si aggiungeva il V6 Busso di 2492cm³ a iniezione da 158 cv) (lo stesso di Alfa 90 e Alfetta GTV 6). Grazie all'adozione dell'intercooler e all'aumento della pressione di sovralimentazione la versione "2.0 Turbodiesel" aveva 95  CV (anziché 82).
La gamma d'esordio era così articolata:
  • Alfa 75 1.6 (1570cc, 109 CV)
  • Alfa 75 1.8 (1779cc, 120 CV)
  • Alfa 75 2.0 (1962cc, 128 CV)
  • Alfa 75 2.5i V6 Quadrifoglio Verde (2492cc, 158 CV)
  • Alfa 75 2.0 TD (1995cc, 95 CV)
Le versioni "1.6", "1.8" e "2.0 TD" costituivano la base della gamma (paraurti monocolore grigio, indicatori di direzione anteriori arancio e dotazione di accessori ridotta) e cerchi da 13", mentre le "2.0" e "2.5i V6 Quadrifoglio Verde" avevano un allestimento più curato (paraurti con fascia centrale in tinta, cerchi da 14" e dotazione più completa). Quest'ultima aveva anche un interno dedicato con tessuti e profilatura dei sedili anteriori specifica.
Nel 1986 venne presentata la "1.8 Turbo", spinta da una versione turbocompressa da 155  CV del classico bialbero di 1779 cm³. Prestazioni, carrozzeria e interni erano simili a quelli della "Quadrifoglio Verde". La versione da corsa della "Turbo" partecipò al Campionato Italiano Superturismo. Per celebrare i risultati ottenuti nella competizione, alla fine dello stesso anno, venne prodotta (in soli 500 esemplari) l'Alfa 75 "Turbo Evoluzione", col motore della "Turbo" normale rivisto per le competizioni (cilindrata ridotta a 1762 cc) e con carrozzeria molto vistosa (spoiler anteriore, minigonne, cerchi in tinta e strip adesive). La squadra corse ufficiale dell'Alfa Romeo iscrisse alcune 75 Turbo Evoluzione alla prima stagione del WTCC nel 1987, facendo gareggiare nomi importanti dell'automobilismo sportivo come Alessandro Nannini, Nicola Larini e Giorgio Francia mentre nel DTM dello stesso anno una 75 venne affidata a Kurt Thiim. Molte Alfa 75 parteciparono, sia in veste ufficiale che privata, al Campionato Italiano Superturismo tra il 1988 ed il 1992.
Nel 1987, per celebrare lo sbarco avvenuto un anno prima con il nome Milano dell'Alfa 75 sul mercato USA, vennero lanciate le Alfa 75 "America", disponibili in due motorizzazioni: "1.8 Turbo" (1779 cm³, 155 CV) e "3.0 V6" (2959 cm³, 185 - 188 CV). Le due versioni prendono la denominazione "America" grazie all’adozione della scocca realizzata per la Milano, caratterizzata dagli scudi paraurti ad assorbimento di energia e dal serbatoio carburante in posizione protetta dietro lo schienale del divano posteriore, oltre che di maggiore capacità (70 litri contro i classici 49). Le versioni preserie della "3.0 V6" presentavano i classici profili grigi della carrozzeria in tinta vettura e il terminale di scarico centrale. Successivamente, con l’entrata in produzione, la "3.0" riceve i normali profili grigi e lo scarico a destra del paraurti come la versione turbo. La particolare disposizione del terminale di scarico è dovuta al maggior spazio a disposizione sotto il bagagliaio, data l'assenza del serbatoio, e permette un silenziatore più grosso in luogo di quello doppio per le versioni con silenziatore al centro del paraurti. La caratterizzazione sportiva è completata da nuovi codolini passaruota, nuove minigonne sottoporta, piccolo spoiler sul baule e deflettori aerodinamici sui finestrini anteriori. All’interno una nuova selleria in velluto con inserti in pelle e cuciture rosse, oltre alla nuova strumentazione introdotta con la "Evoluzione". La prima versione rimpiazzava le "Turbo" con carrozzeria normale, mentre la seconda prendeva il posto della "Quadrifoglio Verde". Sempre nel 1987 venne lanciata la "2.0i Twin Spark". Il classico 4 cilindri bialbero 2 litri beneficiò di alimentazione a iniezione, testata a doppia accensione e variatore di fase (conosciuta come VCT). La potenza saliva da 128 a 148 CV. Gli elementi che caratterizzano l’estetica, sono i medesimi delle versioni "America", fatta eccezione per gli scudi paraurti normali.
Alfa 75 Wagon 
Nel 1986 Rayton-Fissore realizza come prototipo l'Alfa 75 Wagon con carrozzeria familiare, che montava probabilmente il motore 2 litri già in uso sulla berlina. La Turbowagon aveva la stessa carrozzeria, ma motore 1,8 litri turbo, con 155 CV DIN. Non si conosce il numero di esemplari prodotti delle due varianti.








Seconda serie (1988-1993)



Sul finire del 1988 la 75 subisce un leggero restyling: esteticamente la calandra perde i listelli orizzontali, soppiantati da due prese d'aria a nido d'ape più grandi, mentre i gruppi ottici posteriori diventano completamente rossi, cambia la grafica delle placche identificative posteriori, e tutte le versioni ora ricevono il cofano motore in rilievo (prima elemento distintivo delle versioni più potenti). L’interno delle versioni "1.6", "1.8" e "2.0 TD" ha ora nuovi sedili in velluto e una grafica migliorata e più leggibile del quadro strumenti (bianca su sfondo nero, con illuminazione verde). Una nuova versione del 1.8 alimentato adiniezione elettronica Bosch Motronic e variatore di fase equipaggia la "1.8 IE", che affianca brevemente nei listini la "1.8 a carburatori". La potenza del bialbero 1779cc è invariata, ma l’iniezione elettronica ed il variatore di fase, le conferiscono notevole regolarità di funzionamento e contenimento dei consumi. Sarà una vettura molto apprezzata dalla clientela. All'esterno si caratterizza per l’adozione del piccolo spoiler sul baule e per i deflettori aerodinamici sui finestrini. Come successo 6 anni prima con l'Alfetta, un motore di cubatura maggiore affianca la "2.0 TD"; si tratta del 4 cilindri 2393 cm³ da 112  CV (sempre prodotto dalla VM Motori). La notevole coppia motrice sviluppata dal propulsore induce l'Alfa Romeo all’adozione di una frizione bi-disco. La "2.4 TD" offre gli allestimenti esterni ed interni della versione "Twin Spark".
Nel 1989 cambiò la disposizione delle scritte posteriori, e ci furono alcune migliorie nella disposizione dei comandi secondari sul quadro strumenti. Anche la versione "1.6" viene dotata del sistema di iniezione elettronica Bosch Motronic e variatore di fase. Nella primavera del 1990 vengono presentate l'Alfa 75 "Turbo Quadrifoglio Verde" da 165  CV e la 75 "3.0 V6 Quadrifoglio Verde" potenziata da 192  CV, caratterizzate da nuovi interni in velluto spigato. La versione "Quadrifoglio Verde" è l’unica della serie "Turbo" ad avere il servosterzo di serie, prima non presente nemmeno opzionale. Sono disponibili a richiesta le versioni catalizzate "2.0 Twin Spark Europa" e "3.0 V6 Europa".
La gamma 1990 comprendeva:
  • Alfa 75 1.6
  • Alfa 75 1.6 i.e.
  • Alfa 75 1.8 i.e.
  • Alfa 75 2.0i Twin Spark
  • Alfa 75 Europa 2.0i Twin Spark cat Europa
  • Alfa 75 1.8i Turbo Quadrifoglio Verde
  • Alfa 75 3.0i V6 Quadrifoglio Verde
  • Alfa 75 3.0i cat V6 Quadrifoglio Verde Europa
  • Alfa 75 2.0 Turbodiesel
  • Alfa 75 2.4 Turbodiesel
Nel 1991, alla fine della produzione ufficiale, l'Alfa Romeo mise in vendita due allestimenti speciali numerati A.S.N. (rispettivamente 3500 della "2.0i Twin Spark" e 1000 della "1.8 Turbo") con sedili Recaro, volante e pomello del cambio in pelle, specchietti in tinta, cerchi in lega speciali, colori grigio chiaro, rosso Alfa, bianco, nero e nero metallizzato e targhetta d'argento del numero della serie speciale sulla plancia.
All'inizio del 1992, col debutto della nuova 155, la gamma dell'Alfa 75 venne ridotta alle sole versioni "1.6 cat Europa" e "2.0 TD", unificate nell'allestimento sia esterno che interno (paraurti e specchi retrovisori in tinta, e spoiler posteriore ed interni uguali alla "Twin Spark"). Restò a listino fino ai primi mesi del 1993.
È da segnalare però che in alcuni mercati la commercializzazione dell' Alfa 75 "1.6" in versione catalizzata continuò fino al 1994 in quanto la clientela continuava ad apprezzare questo modello piuttosto che la 155: questo perché la nuova berlina fu realizzata eccessivamente in fretta, sul pianale della Fiat Tipo utilizzato anche per la Fiat Tempra e la Lancia Dedra, adottando la trazione anteriore e disponendo di una meccanica di marcata derivazione Fiat, che deluse gli alfisti più puri; infatti l'Alfa 75 fu l'ultima Alfa Romeo ad avere trazione posteriore e motore longitudinale.

I modelli da competizione



Nel 1987 viene sviluppata la 1.8 turbo destinata alle competizioni; venne prodotta in tre versioni distinte:
  • versione Gruppo N
  • versione Gruppo A3
  • versione Gruppo A1
La versione Gruppo N si distingue dalla sua genitrice Quadrifoglio Verde da una maggiore pressione di sovralimentazione del turbo, che portata a 1.4 Bar le permette di sviluppare 204 CV a 6000 giri\min. Il peso della vettura passa da 1240 kg a 1060 kg grazie all'eliminazione del sedile posteriore e dei materiali anti-rombo.
La versione gruppo A3 è decisamente diversa dalla sua progenitrice, infatti il motore viene modificato nell'alesaggio x corsa, nel rapporto di compressione, nel sistema di iniezione Bosch, nella pressione di sovralimentazione turbina portata a 1.5 Bar, nella posizione dell'intercooler sopra il motore. la modifica ancor più importante è il nuovo cambio: a innesti frontali con frizione bidisco sinterizzata a secco. Eroga 280 CV a 6000 giri\min.
La versione Gruppo A1 è la più performante, è la categoria che gareggiava in classe IMSA International Motor Sports Association. Differiva dalla versione A3 per una maggiore rigidità del telaio, per un peso ridotto a 976 kg e per la pressione di sovralimentazione turbina portata a 2.0 Bar che le permette di erogare ben 400 CV a 6000 giri\min. Tocca i 300 km\h e accelera da 0/100 km\h in 4,87s

L' Alfa 75 e le forze dell'ordine

L'Alfa 75 è stata largamente utilizzata - soprattutto nella motorizzazione 1800 ad iniezione - dall'Arma dei Carabinieri come vettura di punta nei servizi di pattugliamento del Nucleo RadioMobile. La Polizia di Stato l'ha impiegata - acquistandola a partire dal 1987 circa, e con maggiori commesse per gli anni successivi, fino al 1992 - come auto di punta nel servizio di pattugliamento della Polizia Stradale, e quasi esclusivamente nella versione già ad iniezione. La Squadra Volante - che all'epoca utilizzava invece l'Alfa 33 - impiegò alcuni esemplari di 75 (prevalentemente ex Polstrada) come volante. Svariate sono state invece le 75 di servizio, esemplari c.d. "civetta", acquistati con colori e dotazioni civili. Tante anche le vetture ad iniezione per la polizia autostradale (esemplari acquistati dalle societa' di gestione). È stata impegata anche dalla Polizia Penitenziaria, dalla Guardia di Finanza (molti esemplari in versione 2.0 Twin Spark) oltre che, seppur più sporadicamente, da vari corpi di Polizia Locale e infine da alcuni comandi dei Vigili del Fuoco. Oramai completamente dismessa ed alienati gli esemplari, è possibile ammirarne alcuni presso i musei dei rispettivi enti. Il museo delle auto storiche della polizia, ad esempio, espone la Alfa 75 Polizia Stradale II serie targata Polizia A8477. L'essere auto ambita dai collezionisti, unito all'interesse di alcuni per i modelli militari, ha fatto sì che più di alcuni esemplari ex forze dell'ordine, alienati tramite asta, siano stati recuperati e restaurati da privati nella loro veste originaria.





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