Presentata al Salone di Ginevra del 1989 nello stand Alfa Romeo, la SZ ha il compito di stupire il pubblico con una linea aggressiva da sportiva di razza: bassa da terra, alta di cintura e con una forma a cuneo che trasmette grinta e velocità.
È un progetto ambizioso quello marchiato ES30, cioè “Experimental Sportcar 3.0 litres”, che nasce dalla volontà dell’Alfa Romeo di ribadire la sua tradizione di vetture sportive a trazione posteriore, utilizzando però nuove tecnologie e affidando la produzione di un migliaio di esemplari al carrozziere Zagato.
Oltre alla novità delle fibre composite usate per la carrozzeria, del tutto inedito è anche l’impiego dei primi sistemi di progettazione e produzione definiti CAD/CAM (Computer Aided Design, Computer Aided Manifecturing). L’impiego di questa tecnologia permette, per la prima volta, di ridurre notevolmente i tempi di progettazione ma soprattutto gli affinamenti e le modifiche in corso d’opera.
Cuore dell’ SZ è il glorioso V6 “Busso” (dal nome del progettista) che nel 1987 equipaggia la 75 3.0i Quadrifoglio Verde, dotato d’iniezione elettronica e catalizzatore a tre vie per una potenza di 185 cavalli; nella versione per l’SZ la potenza sale a 204 Cv. Completano la meccanica il cambio 5 marce posteriore in blocco col differenziale e sospensioni e freni derivati dalle 75 1,8 Turbo Evoluzione da competizione. Il telaio è formato una sottoscocca in acciaio coperta da una moderna carrozzeria in fibre composite.
Il disegno nasce dalla fusione delle idee dei centri stile di Alfa Romeo e Fiat coi progetti di Zagato, che in definitiva si occupa della produzione di circa 1000 esemplari, tra il 1989 e il 1994, alcuni dei quali, dal 1992, in versione roadster denominata Alfa Romeo RZ.
La vettura risulta massiccia ma filante, bassa da terra e molto alta di cintura, con un pronunciato profilo a cuneo. La nuova tecnologia progettuale e costruttiva consente di realizzare il parabrezza perfettamente raccordato al tetto a sua volta continuo con il lunotto posteriore, disegnando così una curva unica per tutto il padiglione che si stacca dalla scocca per la colorazione nera delle poche parti non vetrate.
L’esemplare è sempre appartenuto all’Alfa Romeo ed è stato a lungo utilizzato nel circuito di prova di Balocco come vettura laboratorio. È inoltre la vettura utilizzata per le foto ufficiali dell’epoca nonché per i più autorevoli libri sull’eclettica coupé milanese. Praticamente un'auto unica, diversa in alcuni dettagli rispetto alla altre SZ successivamente prodotte, tanto da poter essere considerata un prototipo.
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