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La produzione della Giulietta Berlina

La produzione della Giulietta Berlina segna una svolta industriale epocale per Alfa Romeo. Se la 1900 aveva introdotto la produzione in serie, è con la Giulietta che lo stabilimento del Portello si trasforma davvero in una fabbrica moderna. All’inizio degli anni Cinquanta, il sito milanese era ancora legato a una logica produttiva artigianale, capace di sfornare non più di 50 vetture al giorno. Con la Giulietta, e con l’intervento dell’ingegnere austriaco Rudolf Hruska, l’intero processo viene ripensato: nascono nuove linee di montaggio, si riorganizzano i flussi, si razionalizzano le fasi produttive. Nel giro di pochi anni, il Portello arriva a produrre fino a 200 vetture al giorno, quadruplicando la sua capacità. Un salto quantitativo che racconta anche un salto culturale: l’Alfa Romeo non è più solo un marchio d’élite, ma una protagonista dell’industria automobilistica europea.

Motori FCA


Il taglio di consumi ed emissioni ci sarà, ma l'aspetto dell'elettrificazione della gamma powertrain rimarrà marginale.

Il Costruttore preferirà affidarsi ai progressi dei motori termici di domani, per i quali sono previste grandi novità: già l'anno prossimo vedremo i primi membri di una nuova famiglia di piccoli turbo benzina. Le unità che ne faranno parte condivideranno architettura e cilindrata unitaria, all'insegna di una razionalizzazione che trova sponda in quella delle architetture.
La politica del Gruppo passerà anche per la promozione del diesel, la cui penetrazione crescerà al di fuori dall'Europa e del metano, su determinati mercati globali. Contemporaneamente aumenterà la diffusione dei cambi automatici a otto e nove marce, che cresceranno d'importanza a scapito delle vecchie unità e delle trasmissioni manuali.
Se di elettriche, al di là della 500e, che la Fiat è obbligata a produrre per legge, non se ne parla, sono spuntate all'Investor Day le prime ibride all'interno di un piano industriale FCA. Il 2016 vedrà il debutto della Chrysler Town&Country plug-in (anch'essa figlia degli obblighi regolamentari americani), e dopo di lei sarà il turno di altri modelli con motore termico ed elettrico.
Quelle di FCA non saranno delle full hybrid (come la Prius), la scelta della tecnologia di riferimento sarà quella del più economico mild hybrid. Una decisione in controtendenza con la direzione intrapresa dai grandi Costruttori globali, ma giustificata dal Gruppo in nome del rapporto costi-benefici, che è e resta il "driver" principale della strategia di lungo termine nel campo dei powertrain.
Il futuro delle piattaforme verrà invece deciso sulla base di considerazioni improntate alla razionalizzazione della "banca organi" attuale. Le architetture saranno minori in numero, ma più flessibili, e ciascuna darà vita a un maggior numero di modelli. Allo stesso processo di standardizzazione andrà incontro anche la componentistica: l'obiettivo complessivo è naturalmente quello di un drastico taglio ai costi di produzione, che FCA stima in 1,5 miliardi da qui al 2018.

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