Un Cavallino rampante nel "motore" di Fiat e Chrysler, a Wall Street, è parsa la proverbiale ciliegina sulla torta d'una nuova FCA quotata al New York Stock Exchange. La decisione dell'amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, Sergio Marchionne, di prendere in prima persona la guida di Ferrari, storico marchio della Formula Uno e del super-lusso "Made in Italy" finora separato in casa, appare come un regalo per un gruppo che ha già in grandi processi di integrazione, quelli tra Chrysler e Fiat, il suo fulcro competitivo. «Prendere il volante di Ferrari offre a Marchionne molta più libertà nel valutare tutte le diverse opzioni che Fiat ha davanti a sé per la divisione di super-car», ha detto George Galliers, analista di International Strategy & Investment, broker dealer di New York. Un'articolata attività nelle auto di lusso, che vede in pole position, oltre alla Rossa di Maranello, marchi come Maserati e una rilanciata Alfa Romeo e che alza il profilo di tutta FCA. Anche un eventuale spin-off o quotazione separata di Ferrari desterebbe sicuramente interesse: non potrebbe essere altrimenti con valutazioni comprese tra i 5,2 e i 6,5 miliardi di dollari, riconoscibilità globale e robuste performance finanziarie se non in gara (margini operativi di profitto del 15,6% l'anno scorso, profitti saliti del 10% e entrate del 14,5% nei primi sei mesi del 2014). Ma nessun operatore la ritiene al momento una strada plausibile o auspicabile, sbarrata da smentite che danno credito al disegno dei vertici di FCA di far leva proprio sul Cavallino rampante per generare maggior entusiasmo nel giorno dall'initial public offering di Fiat-Chrysler, il 13 ottobre al Nyse. Che coinciderà con l'ingresso ufficiale di Marchionne in Ferrari da presidente. L'attenzione di Wall Street, così, è piuttosto dominata dai piani e dagli interrogativi per il futuro più vicino e probabile: dalle affermazioni di Marchionne di voler considerare aumenti graduali della produzione annuale, rispetto alle circa settemila vetture attuali, al fine di sfruttare una crescita della domanda. Fino ai dubbi sulla sua gestione: gli osservatori americani si domandano se il manager, che non ha esperienza diretta nei marchi di super lusso, saprà davvero garantire lustro alla Ferrari. La svolta al volante di Ferrari con le sue ripercussioni, tuttavia, non mette in secondo piano i traguardi e le sfide dell'integrazione Fiat-Chrysler tra gli investitori americani, che hanno cominciato il conto alla rovescia verso un collocamento iniziale atteso il 13 ottobre e quindi verso un road show che potrebbe partire nelle prossime settimane. Ha trovato eco nelle ultime ore il miglioramento del giudizio sull'outlook del gruppo da "negativo" a "stabile" da parte della società di valutazione del credito Fitch. Dovuto, appunto, ai passi avanti nella combinazione che «rafforzano» la nuova azienda. «Ci aspettiamo che l'integrazione si approfondisca ulteriormente e permetta maggiori sinergie nel medio termine», ha aggiunto Fitch. Chrysler, di certo, ha messo in mostra continui incrementi delle vendite dai furgoni alle Jeep, altro marchio sul quale Marchionne punta molto a livello internazionale, sostenendo i risultati dell'intero gruppo mentre Fiat soffre in Europa. E secondo gli analisti la quotazione a Wall Street di FCA dovrebbe tradursi in un ulteriore rafforzamento sia della sua immagine che delle sue prospettive. Accanto ai continui progressi testimoniati dalla cifre, analisti e investitori aspettano nella fase post-Ipo anche nuovi e concreti chiarimenti sulle strategie per il domani del gruppo nel mercato globale dell'auto. In particolare su come FCA, settima casa automobilistica mondiale, cercherà di finanziare gli ambizioni piani di sviluppo quinquennale che ha adottato e che prevedono profitti moltiplicati per cinque e vendite in crescita del 60 per cento.
Fonte ilsole24ore.com
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