Sergio Marchionne spiega come secondo lui si guida una grande multinazionale e dice: “Nel nostro gruppo FCA c’è una gestione articolata. Io sono molto presente e viaggio molto nelle diverse aree in cui il gruppo è organizzato, ma sarebbe una cavolata bestiale voler guidare tutto da Torino o Detroit”.
Marchionne ha inoltre confermato che l’amministratore della GM, Mary Barra, ha rifiutato ogni colloquio ma ha ribadito che il mondo dell’auto ha bisogno di un processo di consolidamento, con alleanze o vere e proprie fusioni. Quanto ai rapporti tra i due gruppi, la FCA segue e valuta sì le prospettive di una intesa con la GM, giudicando questa prospettiva la più interessante e conveniente per tutti, ma al tempo stesso vengono prese in considerazioni anche ipotesi diverse, che vedono protagonisti altri gruppi. Marchionne si è spinto sino ad ammettere che nella prospettiva non è da escludere l’ipotesi di una “scalata ostile”, cioè un’acquisizione non concordata con il management del gruppo interessato. Il manager ha aggiunto che operazioni del genere richiedono un impegno molto grosso, che vuole tempo, e il gruppo FCA ha i suoi programmi fino al 2018 e non può crearsi altri scenari aggiuntivi. E qui l’amministratore delegato del gruppo FCA ha fatto cadere il riferimento alla sua persona, dicendo che in futuro, dopo il 2018 tutto sarà appunto possibile, ma che non sarà lui a gestire quelle operazioni. E a chi gli ha chiesto se nel 2018 lascerà la FCA Marchionne ha detto di essere convinto di questa scelta: “perché sono stanco”. Si badi, non ha detto che sarà stanco, ma che “è” stanco dimostrando una franchezza al limite del disarmante.
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