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La produzione della Giulietta Berlina

La produzione della Giulietta Berlina segna una svolta industriale epocale per Alfa Romeo. Se la 1900 aveva introdotto la produzione in serie, è con la Giulietta che lo stabilimento del Portello si trasforma davvero in una fabbrica moderna. All’inizio degli anni Cinquanta, il sito milanese era ancora legato a una logica produttiva artigianale, capace di sfornare non più di 50 vetture al giorno. Con la Giulietta, e con l’intervento dell’ingegnere austriaco Rudolf Hruska, l’intero processo viene ripensato: nascono nuove linee di montaggio, si riorganizzano i flussi, si razionalizzano le fasi produttive. Nel giro di pochi anni, il Portello arriva a produrre fino a 200 vetture al giorno, quadruplicando la sua capacità. Un salto quantitativo che racconta anche un salto culturale: l’Alfa Romeo non è più solo un marchio d’élite, ma una protagonista dell’industria automobilistica europea.

Le Alfa Romeo che non si faranno


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Entro il 2022 sono in programma 45 miliardi di euro di investimenti in conto capitale. Questi serviranno per il rinnovamento dei prodotti, per l’elettrificazione, per gli impianti, per i motori e il 75% verrà utilizzato per rafforzare i quattro brand globali (Alfa Romeo, Jeep, Maserati e Ram) mentre il restante sarà dedicato a Chrysler, Dodge e Fiat. La spesa per Ricerca e Sviluppo si attesterà, mediamente, intorno al 3,5%. Servirà anche per eliminare il diesel dall'Europa.
E per quanto riguarda le assenti dell'Alfa Romeo? Marchionne: "La 4C uscirà di scena perché sarebbe impossibile riomologarla. La grande berlina, inoltre, è stata di fatto rimpiazzata dalla grande Suv. Il segmento E è una parte di mercato che fa molta fatica anche in America. Credo che la Giulia sia stata una grande dimostrazione delle potenzialità tecniche del gruppo, ma anche il suo è un segmento che sta andando incontro a una forte contrazione.

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