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Fiat Multipla Hybrid Power. Quando Fiat aveva già l'ibrido in casa



La Fiat Multipla Hybrid Power era frutto di un appassionato lavoro di ricerca e sviluppo guidato da motivazioni ecologiche e quindi assomma le migliori tecnologie disponibili all'epoca per garantire obiettivi ambiziosi in termini di riduzioni delle emissioni allo scarico e di consumo di combustibile.
Merito della scelta operata dai progettisti di Fiat che hanno sfruttato le possibilità offerte dalla doppia trazione (elettrica e termica) in modo originale ed innovativo per quel periodo.

Da un lato, per garantire alla vettura non solo consumi ridotti (6,8 l/100 km contro gli 8,6 fatti registrare nel ciclo combinato dalla stessa vettura equipaggiata con il solo motore termico) ma anche - e soprattutto - emissioni decisamente inferiori: in media del 50% nel funzionamento in modalità ibrida. Dall'altro per assicurare alla vettura una vera flessibilità di impiego.



Multipla Fiat Hybrid Power all'occorrenza poteva viaggiare con la spinta del solo motore elettrico. In città, insomma, si comportava come uno ZEV (Zero Emission Vehicle), ha una velocità massima di 80 km/h e un'autonomia superiore agli 80 km. Mentre sulle strade extraurbane e in autostrada, dove la propulsione è assicurata dal lavoro congiunto del propulsore termico e di quello elettrico, offriva le stesse prestazioni (ma con emissioni assai minori) di qualunque vettura tradizionale: velocità massima di oltre 155 km/h, 400 km di autonomia.

Tutto ciò in una vettura che non è molto diversa dalle versioni di Fiat Multipla che erano in commercio e quindi conservava la stessa capacità del bagagliaio, offriva comunque cinque comodi posti e manteneva inalterate le doti di sicurezza e comfort.

Dal punto di vista tecnico, questi risultati sono stati ottenuti mettendo a punto un sofisticato sistema elettronico che gestiva (e sfruttava al meglio, secondo le necessità) i due propulsori: il 1.6 16v Torque a benzina, caratterizzato da una potenza di 76 kW (103 CV) e da una coppia di 14,7 kgm (144 Nm); e il motore elettrico (asincrono trifase) a corrente alternata con una potenza massima di 30 kW (15 kW quella continuativa) e una coppia massima di 130 Nm (13,02 kgm).

Completavano l'equipaggiamento della vettura:
. l'inverter, convertitore che trasformava la corrente continua delle batterie in corrente alternata trifase
. le batterie stesse, 15 elementi al Nichel-Idruri metallici che complessivamente fornivano un'energia di 19 kWh
. il DC-DC converter che trasformava la corrente continua delle batterie di trazione da 220 V a 12 V
. il caricabatterie di bordo per ricaricare gli accumulatori
. il cambio robotizzato della famiglia Selespeed, che gestiva la selezione e l'innesto delle marce in modo totalmente automatico, con grandi vantaggi nel campo della riduzione dei consumi e del miglioramento del comfort.

Facile, a questo punto, intuire la complessità tecnica legata ad un impiego efficiente dell'intero sistema, sia dal punto di vista meccanico ed elettrico sia da quello del software di gestione.

Per chi siedeva al volante, tuttavia, Multipla Hybrid Power si rivelava una vettura semplice da usare. Alla "multimodalità", infatti, il guidatore poteva accedere in qualunque momento semplicemente ruotando una manopola sistemata sul mobiletto tra i sedili anteriori. Le possibilità di scelta sono tre, ad ognuna delle quali corrispondeva un diverso modo di funzionamento della vettura: elettrico, ibrido oppure elettrico con ricarica.

Elettrica è la modalità nella quale il motore a benzina era spento e scollegato dal cambio. La trazione, perciò, era assicurata dal solo motore elettrico. Era ideale nel traffico urbano, consentiva di arrivare alle porte della città sfruttando anche il propulsore termico e quindi di passare a quello elettrico: un po' come se si cambiasse vettura, ma si restava al volante della propria Multipla.

Ibrida è la modalità nella quale i due motori agivano in parallelo sulle ruote. Il propulsore elettrico, in particolare, interveniva durante la fase di avvio (dove lavorava da solo, sfruttando la sua grande coppia) e nelle fasi di ripresa e accelerazione, quando "aggiunge" la sua coppia a quella del motore termico. In decelerazione e in frenata, invece, recuperava energia cinetica per ricaricare le batterie. Grazie a questa logica di funzionamento, quando la vettura marciava in ibrido le emissioni si riducevano di pari passo con il diminuire della velocità. Risultavano, insomma, più basse proprio là dove si hanno i maggiori benefici ambientali, cioè nel traffico cittadino.

Elettrica con ricarica è la modalità nella quale Multipla Hybrid Power era mossa dal motore elettrico, mentre il propulsore termico, anch'esso in funzione, girava ad un regime stazionario per azionare l'alternatore ricaricando così le batterie. Risultava utile quando occorreva aumentare l'autonomia del veicolo e non si aveva l'opportunità, nell'immediato, di allacciarsi alla rete elettrica.

Fiat Multipla Hybrid Power, dunque, era rispettosa dell'ambiente in tutte le condizioni di esercizio e addirittura a "zero emissioni".

Era un'auto molto sofisticata dal punto di vista tecnico, ed è stata prodotta in dieci esemplari destinati al Comune di Napoli che, nell'ambito del Progetto Atena (Ambiente Traffico Telematica Napoli), ha avuto l'opportunità - con il supporto di Fiat - di sperimentare sul campo il veicolo e valutarne la funzionalità e l'impatto ambientale in relazione alle diverse modalità di utilizzo.

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