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Stellantis investe in Italia



Lo stabilimento di Melfi dovrà essere sempre più performante e collocarsi tra i migliori nel mondo. Anche l'indotto dovrà investire in qualità, ricerca e innovazione.

La nuova stagione dell'elettrico passa dal Sud Italia, dalla Basilicata e dal Molise. Stellantis ha confermato il suo impegno e la volontà di continuare a investire in Italia: da Melfi (con il lancio entro il 2024 di 4 nuove vetture full elettric - una a marchio Lancia - e 400 mila auto l'anno), a Termoli (terzo sito europeo a ospitare la gigafactory e che in futuro potrà fornire le batterie anche allo stabilimento lucano). L’obiettivo di Stellantis: anticipare e supportare la transizione energetica di tutti i (suoi) siti industriali italiani, per garantirne la sostenibilità attraverso il miglioramento delle performance e per far ricoprire al Paese un ruolo strategico tra i principali mercati domestici del Gruppo.

Oltre 5 miliardi di investimenti in Italia. E al Sud, ora sono Pomigliano d'Arco (anche se qui viene prodotta la Fiat Panda e verranno prodotte le Alfa Romeo Tonale e Dodge Hornet) e Cassino (si parla di almeno nuova Alfa Romeo Giulietta e Lancia Delta) a sperare nei prossimi annunci di Stellantis, un cambio epocale attende lo stabilimento di Melfi (dove, in versioni ibride e benzina, si producono Fiat 500X, Jeep Renegade e Compass) che diventa il primo plant della galassia Stellantis a ospitare la nuova piattaforma elettrica 2030 ready (Stla Medium) con autonomia fino a 700 km e lo sviluppo di quattro nuove vetture tutte elettriche, multibrand, da distribuire sui mercati domestici europei dal 2024.

Ma ora, il momento è delicatissimo, per lo stabilimento lucano chiamato a essere sempre più performante e a tararsi tra i migliori al mondo perché Stellantis, come ribadito dal suo Ceo Carlos Tavares, presentando strategie e piano di investimento del gruppo intende «diventare leader di mercato nei veicoli a basse emissioni (Lev) e al 2030, il mix Lev di Stellantis per le autovetture è destinato a crescere in Europa oltre il 70%». Per rispondere all'attuale contesto e prepararsi allo scenario futuro, ha spiegato Stellantis, nasce anche la “superlinea” che permetterà di arrivare a una capacità massima fino a 400mila vetture l’anno, mantenendo la flessibilità di produrre tutte le varianti realizzate finora, abbassando i costi di ammortamento dell'impianto di Melfi, riutilizzando al meglio gli assets e facendo posto alla nuova area di assemblaggio delle batterie funzionale al nuovo progetto.

Ottimismo e una visione chiara per Confindustria Basilicata. «Siamo passati – sottolinea il presidente Francesco Somma - dalla soddisfazione per la fusione tra Fca e Psa, ai timori di ridimensionamento poi per fortuna fugati dalle prospettive del piano industriale di Stellantis che ora impone sfide ambiziose. Va progettato il futuro di Melfi che ha già dimostrato di essere un'eccellenza produttiva e che tale dovrà rimanere. Da subito è necessario aprirsi al confronto con i fornitori di primo e secondo livello in merito alle prospettive legate ai nuovi business previsti per la fabbrica lucana e, al tempo stesso, mettere in campo a livello di governo regionale tutti gli strumenti utili a sostenere l'indotto nella complessa sfida della competitività globale». «Bisogna investire - ribadisce Somma - in qualità, ricerca e innovazione, cercando da una parte di superare il gap infrastrutturale fisico e immateriale e dall'altra rilanciando subito l'idea di un Its sulla meccatronica che consenta di superare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro ».

«Una road map che sulla base di scadenze di incontri, approfondimenti, tavoli tecnici, definisca il percorso da seguire per Melfi da oggi al 2024» è quella che propone Vincenzo Tortorelli, segretario generale della Uil di Basilicata, che rilancia la proposta di istituzione dell'Osservatorio automotive con la partecipazione di esperti. «Il nuovo piano industriale per Stellantis Melfi , che si intreccia con tutta l'attività dell'indotto, - spiega Tortorelli - necessita di una strategia e di proposte chiare e condivise da tutti i soggetti sociali ed istituzionali in campo».


Certo la scelta di Melfi non è casuale. Lo dicono i numeri elaborati dalla Fim-Cisl: nel 2020 a Melfi si è prodotta la metà delle autovetture di Fca, e il 46,3% nei primi sei mesi del 2021. Lo stabilimento lucano, con 112.976 vetture ha incrementato la propria produzione del 37,5% rispetto al 2020 condizionato dallo stop Covid-19, anche se nel primo semestre 2019 pre-pandemia le unità prodotte erano state 152.767. Si stima che a fine anno si supereranno le 229mila unità del 2020. A pesare la flessione dei mercati e i fermi produttivi per la mancanza dei semiconduttori e l'aumento della cig. Prodotte 48.694 Jeep Renegade, 34.586 Fiat 500X e 29.496 Jeep Compass.

È indubbio che lo stabilimento di San Nicola di Melfi, dalla sua nascita quasi 30 anni fa, intorno al rivoluzionario concetto di “prato verde”, di sfide ne ha affrontate tante, per mantenere il ruolo di leader, distinguendosi per qualità ed efficienza. Il modello, unico in Italia, di fabbrica integrata con stabilimento e indotto concentrati nel “recinto” con vantaggi sui costi di produzione abbattendo quelli di trasporto, continua ad essere uno dei suoi punti di forza che certo ha inciso nella scelta di Stellantis insieme alla grande flessibilità dell'organizzazione del lavoro che si può spingere fino a 20 turni settimanali (attualmente sono15 turni) e consentire di raggiungere il tetto delle 400mila auto l'anno. Lo stesso che ha permesso nel 2015 di assumere 1.800 giovani. Dalla parte di Melfi anche la professionalità dei lavoratori e l'alta qualità delle produzioni che, per esempio, hanno indotto a produrre le Jeep dall'America in Italia.

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