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Blog personale sui marchi nati in Italia: Fiat, Lancia, Alfa Romeo e Abarth. Da aprile 2014. Stellantis Europe, precedentemente conosciuta come Fiat Group Automobiles dal 2007 al 2014 e FCA Italy dal 2014 al 2023, è una società italiana con sede a Torino, partecipata da Stellantis. Ne fanno parte i marchi FIAT, Alfa Romeo, Lancia, Fiat Professional e Abarth. Torino è centro di coordinamento del gruppo, è sede dei Centri Stile e a Balocco è presente il centro sperimentale del gruppo Stellantis.
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ALFA ROMEO SPRINT, LA COMPATTA SPORTIVA DEGLI ANNI '70 E '80
Disegnata da Giugiaro e prodotta nello stabilimento di Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli, l'Alfa Romeo Sprint si è distinta, tra il 1976 e il 1989, per offrire sensazioni sportive con grip e stabilità eccezionali.
L'Alfa Romeo Sprint nasce come versione dell'Alfa Romeo Alfasud, una delle prime vetture compatte prodotte in Europa. Tuttavia, il suo successo commerciale e lo spirito dinamico lo hanno reso un modello completamente indipendente nella gamma.
La silhouette inclassificabile dell'Alfa Romeo Sprint, con tratti da coupé e berlina compatta a cinque porte, continua a influenzare il design di una moltitudine di automobili.
Gli anni '60 e '70 sono stati decenni di cambiamenti per l'Alfa Romeo. Il marchio Biscione lasciò per la prima volta il tradizionale feudo lombardo per avviare la produzione automobilistica nel sud Italia. Su iniziativa del Governo Italiano, nel 1968 aprì i battenti lo stabilimento di Pomigliano d'Arco, nell'area metropolitana di Napoli, che sarebbe poi diventato l'attuale stabilimento Giambattista Vico de Stellantis. Lì comincerebbe a essere prodotta una delle prime vetture compatte in Europa, l'Alfa Romeo Alfasud, che rendeva omaggio al Mezzogiorno italiano. Da questo modello rivoluzionario, nel 1971, sarebbe nata una versione sportiva, denominata Sprint.
L'allora denominata Alfa Romeo Alfasud Sprint era basata sulla berlina, anch'essa disegnata da Giugiaro. In questa vettura, il mago di Garessio si è immerso nel DNA sportivo del marchio per disegnare una silhouette decisa, di grande bellezza estetica, che mescolava stili e silhouette per unire il dinamismo di una coupé con l'equilibrio e lo spazio interno di una berlina. . Tutto questo in dimensioni compatte per le auto sportive dell'epoca, con 4,02 metri di lunghezza e 1,30 metri di altezza. Queste linee nette e spigolose si sarebbero ripresentate su una miriade di modelli successivi, dell'Alfa Romeo e di altri marchi, usciti dallo studio Italdesign. Il frontale segue lo stile Alfa dell'epoca:
La ricetta ebbe successo: nei suoi 13 anni di vita commerciale furono vendute 116.552 unità della Sprint, prodotta a Pomigliano d'Arco e anche in Sud Africa, dove questa sportiva è un'auto di culto tra i collezionisti.
Nei dettagli esterni, l'acciaio cromato dominava i paraurti, gli specchietti retrovisori e la griglia del radiatore. Uno stile che assume un'aria tutta anni Ottanta nella seconda generazione della Sprint, ora indipendente dall'Alfasud, adottando la plastica nera negli elementi decorativi e nelle modanature laterali che corrono lungo il profilo del veicolo. Questo "aggiornamento" permetterebbe all'Alfa Romeo Sprint di resistere saldamente in gamma fino al 1989.
L'abitacolo rispetta i codici tradizionali delle coupé, con una configurazione a quattro posti, due davanti e due dietro, che potevano essere convenzionali o sportivi, un'alternativa che avvolgeva gli occupanti e li immergeva nelle sensazioni della guida. Un'immersione che ha rifinito un cruscotto dall'estetica sportiva, con frecce rotonde e grande profondità. Il volante si distingueva per la sua versatilità: da esso uscivano leve con le quali si potevano azionare funzioni come la ventilazione delle bocchette interne. Quando si parla di abitabilità, l'Alfa Romeo Sprint è stata una delle auto sportive più spaziose del suo tempo. Ha offerto 425 litri di bagagliaio.
Sotto il cofano, l'Alfa Romeo Sprint equipaggiava una meccanica potente, grintosa, ma dai consumi contenuti. Le sue prestazioni non hanno smesso di evolversi dal suo lancio, con un motore Boxer a 4 cilindri disposto a due a due, in una struttura a V di 180º, dal suono inconfondibile. A seconda dei motori, era dotato di carburazione semplice o doppia, incorporando anche l'iniezione diretta negli ultimi anni di commercializzazione. Nel 1972, la sua versione top di gamma sviluppava 76 CV e raggiungeva una velocità massima di 165 km/h. Nel 1989 la potenza era salita a 118 CV e si potevano raggiungere i 196 km/h. Per tenere sotto controllo queste caratteristiche, negli anni '70 offriva due equipaggiamenti molto insoliti: un cambio manuale a 5 marce e freni a disco sulle quattro ruote.
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