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Antonio Filosa e il Futuro di Fiat, Lancia e Alfa Romeo: Un’Attesa Carica di Speranza e Incertezza

Con l’avvicendamento ai vertici del gruppo Stellantis, e in particolare con l’arrivo di Antonio Filosa, l’attenzione del mondo automotive e, soprattutto, degli appassionati italiani, è tutta rivolta alle decisioni che verranno prese per Fiat, Lancia e Alfa Romeo. Questi tre marchi, pilastri storici dell’industria automobilistica italiana, si trovano ad un bivio cruciale, e le scelte di Filosa potrebbero plasmarne il destino per i decenni a venire. Un Contesto di Trasformazione: Stellantis, nato dalla fusione tra FCA e PSA, è un gigante che ha ereditato una molti marchi, ognuno con la propria storia, il proprio posizionamento e le proprie sfide. Per i marchi italiani, in particolare, la competizione globale e la necessità di trovare una propria identità distintiva all'interno del vasto portfolio del gruppo rappresentano ostacoli non indifferenti. Fiat: Tra Tradizione e Innovazione Fiat, da sempre il marchio del popolo, ha saputo negli ultimi anni reinventarsi con successo nel segmen...

Fiat Prototipo 100



L’esemplare esposto è l’unico sopravvissuto dei cinque prototipi costruiti tra il 1952 e il ’54, tutti i differenti tra loro, nell’ambito del cosiddetto Progetto 100, che avrebbe portato alla nascita della gloriosa Fiat 600. Nel 1952 fu affidato all’ing. Giacosa, allora direttore degli uffici tecnici autoveicoli, l’incarico di preparare una vettura in grado di motorizzare l’Italia del dopoguerra: doveva ospitare comodamente quattro persone con un adeguato spazio per i bagagli ed essere proposta sul mercato ad un prezzo accessibile alle famiglie. Il progetto prevedeva un peso di circa 450 kg e una velocità di crociera non inferiore agli 85 km/h. Giacosa, dopo aver valutato diverse alternative, optò per la soluzione più semplice ed economica: motore posteriore e trazione posteriore. Poiché il contenimento del peso era essenziale per ridurre i costi, si scelse la scocca portante per racchiudere l'abitacolo e il vano motore, studiato ad hoc con dimensioni decisamente ridotte ed un motore bicilindrico a V raffreddato ad aria da 570 cm3. I corpi in alluminio pressofuso dei fanali posteriori fungevano anche da convogliatore d’aria. Un unico asse a camme comandava i bilancieri e la distribuzione era a valvole laterali. Altra particolarità innovativa del prototipo è l'assoluta mancanza del pedale della frizione: tra gli intenti del progetto c’era infatti anche quello di costruire una vettura estremamente intuitiva e facile da guidare, oltre che economica. Purtroppo, lo sforzo necessario per spostare la leva a ogni cambio di marcia era piuttosto elevato e le tre velocità erano poche per una vettura con motore di 600 cm3. Dopo un breve periodo di prove, Giacosa si rese conto che questa soluzione avrebbe richiesto ancora anni di sviluppo e perfezionamenti e decise di sostituire il gruppo motopropulsore con uno più convenzionale composto da un motore a quattro cilindri in linea raffreddato ad acqua, abbinato ad un cambio a quattro marce che sarebbe diventato un classico negli anni successivi. Terminati i test, il prototipo non venne più utilizzato. È oggi conservato presso l’esposizione permanente dello Stellantis Heritage Hub a Torino.

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