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Fiat-Abarth 750 Record (1956): La Freccia Aerodinamica che Infranse i Primati
Tra i gioielli esposti al Salone Auto Moto d'epoca di Bologna, la Fiat-Abarth 750 Record del 1956 emerge come un capolavoro di design e ingegneria, testimone della genialità di Carlo Abarth e dell'estro creativo di Franco Scaglione.
Questa vettura non è soltanto un'automobile, ma un manifesto della ricerca della massima efficienza aerodinamica, un concetto che Scaglione, punto di riferimento del design automobilistico, ha tradotto in linee leggere e affilate, pronte a fendere l'aria con una resistenza minima. La 750 Record non solo sorprese per la sua estetica avanguardistica, ma anticipò soluzioni stilistiche e tecniche che in seguito sarebbero state adottate nella produzione di serie.
Un Palmarès da Record
Sotto la sua carrozzeria mozzafiato, la 750 Record celava un comparto tecnico all'avanguardia che, nel 1956, permise ad Abarth di firmare un'impresa epocale di durata e velocità. I fatti parlano chiaro: ben sei record mondiali furono conquistati in quell'anno sul leggendario circuito di Monza.
Il 18 giugno, la vettura stabilì il primato delle 24 ore, coprendo ben 3.743 km a una media impressionante di 155 km/h. Ma l'apice fu raggiunto tra il 27 e il 29 giugno, quando sullo stesso tracciato la Fiat-Abarth 750 Record inanellò una serie straordinaria di primati: i 5.000 km, i 10.000 km, le 5.000 miglia e, a dimostrazione di un'affidabilità e una resistenza eccezionali, anche i record sulle 48 ore e sulle 72 ore.
Dalla Pista al Sogno Americano
Il successo e il "rombo" inconfondibile di questa piccola, grande auto non rimasero confinati in Italia. La sua fama attraversò l'oceano, raggiungendo l'orecchio di Franklin Delano Roosevelt Jr., figlio dell'ex presidente degli Stati Uniti. Attratto dalle sue performance, Roosevelt Jr. si precipitò in Italia per siglare con Carlo Abarth un cruciale accordo di distribuzione in esclusiva per il mercato americano, aprendo un capitolo fondamentale nell'espansione internazionale dello Scorpione.
Nonostante il suo clamore in versione "Record", la stessa base meccanica e la sua filosofia vincente furono successivamente vestite da Zagato, dando vita ad altre due celebri declinazioni: la Fiat-Abarth 750 Zagato (1956) e la Fiat-Abarth 750 GT Zagato (1956), a testimonianza della versatilità e del potenziale tecnico di questo indimenticabile progetto Abarth.
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