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Alfa Romeo: il ritorno del Quadrifoglio Verde


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Una decina di nuovi modelli con un investimento di cinque miliardi di euro e un balzo in avanti della produzione da poco più di 70.000 unità all’anno a ben 400.000: un programma che definire ambizioso è un eufemismo e, per di più, da realizzare entro il 2018. Eppure, questi sono gli annunciati parametri di riferimento per il rilancio dell’Alfa Romeo, marchio destinato quindi ad assumere un ruolo di primaria importanza nell’ambito della strategia a medio termine del neonato gruppo FCA, Fiat Chrysler Automobiles, verso l’obiettivo annuale complessivo fissato a 7 milioni di auto dalle 4,3 milioni di oggi. Per il Biscione, significa non soltanto il riconoscimento del valore intrinseco di un blasone prestigioso, per troppo tempo messo in ombra, ma soprattutto la possibilità di competere ad ampio raggio con una gamma finalmente più ricca e tecnicamente raffinata, che vedrà l’arrivo anche di SUV e Crossover, di sportive di rango e di vetture a trazione posteriore, costruite in Italia e forti, al di là di qualche vincolo internazionale inevitabile, anche di qualificanti sinergie con Ferrari e Maserati. Intanto, per non perdere la mano e valorizzare al massimo i prodotti attuali, i tecnici Alfa Romeo hanno lavorato alle varianti più aggressive di Giulietta e Mito, quelle che, in ossequio alla tradizione, si fregiano del Quadrifoglio Verde, simbolo identitario dal 1923 dei modelli al top per potenza, prestazioni e vocazione agonistica del marchio. Base di partenza per la berlina media cinque porte in chiave anabolizzata il modello recentemente aggiornato: poco nell’estetica esterna, con modifiche soprattutto al frontale che adotta luci diurne a LED, mentre anche all’interno i miglioramenti sono di dettaglio. E la Giulietta Quadrifoglio non esagera nelle caratterizzazioni, limitandosi a qualche presa d’aria in più, calandra a nido d’ape da classica sportiva, pinze freno rosse e, naturalmente, cerchi abbondanti e il simbolo verde in evidenza sui passaruota anteriori. Nell’abitacolo, prevale il nero nelle finiture e i sedili sono profilati come si deve e rivestiti in pelle e Alcantara. Pezzo forte della vettura è comunque il motore, praticamente lo stesso della supercar compatta 4C: un sofisticato quattro cilindri in alluminio, turbocompresso e con alimentazione ad iniezione diretta di benzina, che pur con una cilindrata contenuta, 1.750 cc (numero carico di ricordi per gli appassionati), vanta 240 Cv e una coppia di 340 Nm; i progettisti, tra l’altro, sono riusciti a donargli una “voce” dal timbro corsaiolo, un valore che certo apprezzeranno i destinatari di un’auto dal così forte temperamento. Temperamento che non manca davvero alla Giulietta Quadrifoglio Verde, sottolineato dalla presenza del cambio a doppia frizione TCT a sei rapporti, con funzione launch-control per accelerazioni da fermo “effetto fionda” (senza pattinamenti si raggiungono i 100 orari in circa 6 secondi), e dal noto “manettino” DNA Alfa Romeo, che permette di selezionare tre parametri di guida (Dynamic, Natural, All Weather) agendo su controllo dello slittamento, erogazione della potenza del motore, comportamento dello sterzo e dei freni. Con tali alleati e i freni Brembo, la berlina del Biscione non si sente in difficoltà nemmeno fra i cordoli di una pista, facendo subito dimenticare il suo schema a trazione anteriore e facendo apprezzare la precisione estrema degli organi di direzione, una tesi di laurea con lode per i tecnici della casa e pedigree d’eccellenza per confrontarsi, senza troppi complessi d’inferiorità, con BMW M e Audi S. La velocità massima raggiungibile è nell’ordine dei 240 km/h, ma è forse più interessante notare che, scegliendo la taratura più soft, in fondo si può viaggiare con un comfort non disprezzabile per la categoria e sfruttare la buona abitabilità per quattro persone e la discreta capienza del vano bagagli. Un fiore all’occhiello per la gamma, dunque, proprio nell’anno che spegne le sessanta candeline per la prima Giulietta, presentata al Salone di Torino del 1954 in edizione Sprint coupé realizzata da Bertone, cui faranno seguito la Spider Pininfarina, la berlina e altre varianti leggendarie. Anche la versione Quadrifoglio Verde della Mito si aggiunge alla gamma del modello aggiornato e l’obiettivo è ancora la soddisfazione di palati che apprezzano la “cucina sportiva”, con il mirino puntato, in questo caso, su Mini Cooper e simili. Sotto il cofano, il quattro cilindri turbo 1.400 Multiair, già sulle “spinte” del gruppo Fiat, Abarth comprese, nella versione da 170 Cv. Riproposto l’abbinamento con il cambio a doppia frizione TCT a sei rapporti e con il DNA, qui impegnati ad esaltare l’estrema maneggevolezza della piccola tre porte del marchio, capace di raggiungere i 220 km/h e di passare da 0 a 100 km/h in 7,3 secondi. E non manca il dispositivo stop&start per contenere i consumi (in media 5,4 l/100 km). Su strada, il telaio della Mito dimostra di sopportare bene la “cura”, garantendo divertimento in sicurezza, vigilato dall’elettronica, e con un comfort accettabile. All’interno, spazio un po’ sacrificato e accessibilità limitata nella parte posteriore, rivestimenti in pelle e, fra gli optional, sedili sportivi con guscio in fibra di carbonio. Disponibili sul mercato da questo mese, le nuove Quadrifoglio Verde fanno pagare il simbolo, rispettivamente, 34.250 (38.750 per l’edizione speciale di lancio in 999 unità) e 23.500 Euro.

Fonte repubblica.it

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