Chris Bangle si fece notare nel Centro Stile Fiat, dove prese parte al design della Fiat Coupé (realizzata insieme alla Pininfarina). Quanto ci sia di suo nella due porte torinese è difficile da dire, ma non si fa fatica a credere che certe soluzioni abbiano avuto in Bangle, se non il “padre”, quanto meno il promotore. Già, perché la 2+2 della Fiat stupì fin dal primo momento e da ogni angolazione.
La base di partenza è la stessa di quasi tutte le vetture del Gruppo Fiat di quel periodo: la Tipo. Ma il lavoro dei tecnici torinesi tocca in profondità le sospensioni, i motori e, prima ancora, smarca oltre ogni ragionevole dubbio le due auto dal punto di vista estetico. Difficile rimanere indifferenti di fronte alla Fiat Coupé. Davanti, spiccano i fari carenati che sembrano galleggiare sul gigantesco cofano motore, aperto il quale sembra che la vettura si “spogli”, letteralmente: non solo scende fino a metà del muso, ma “abbraccia” le ruote anteriori definendo da solo il design della parte anteriore della vettura. Dietro, le luci sembrano prese direttamente dalle auto anni Sessanta: quattro fanali tondi, due per lato disposti verticalmente, si incastonano nella lamiera di una coda decisamente compatta e tronca, sovrastata da un tappo del serbatoio in metallo che pare un pezzo di alta artigianalità, tanto è ben fatto ed elaborato. La fiancata lascia senza parole: due linee rette “tagliano” i passaruota nella parte superiore creando un voluto contrasto con la forma arrotondata e bombata degli stessi, mentre le maniglie delle portiere annegate nei montanti danno pulizia alla fiancata.
Il mix fra il design riuscito, prestazioni di tutto rispetto e piacere di guida, permette di venderne circa 72.000 unità fra il 1994 e il 2000.
Dal punto di vista dei motori, la 2.0 Turbo 16V è spinta dallo stesso 4 cilindri della Lancia Delta Integrale, seppur depotenziato a 190 CV. Numeri sufficienti a farla scattare da 0 a 100 km/h in 7,5 secondi e a farle toccare i 225 km/h. La Fiat Coupè ha brio per far divertire anche i più esigenti. Il merito è dovuto al telaio equilibrato e ben attaccato a terra, dello sterzo rapido e
preciso e del differenziale autobloccante Viscodrive, che da una motricità invidiabile all'auto. Al lancio, nel 1994, accanto al 2.0 Turbo 16V c'è un aspirato 2.0 16V da 139 CV. Successivamente, questo motore viene dismesso, e al suo posto viene utilizzato lo stesso 1.8 16V da 131 CV della Barchetta, mentre il top di gamma è rappresentato da due unità a cinque cilindri di due litri aspirato da 147 CV e turbo da 220.
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