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Fonte laRepubblica.it
L’Alfa Romeo, che è appena all’inizio del rilancio, è quella più esposta agli aggiornamenti del piano in corso d’opera, fatti salvi i pilastri della sportività e la produzione italiani. Dopo Giulia e Stelvio, la produzione però deve essere rafforzata. Quindi sono attese un’ammiraglia e una (o due con la spider) sportive sulla base della Giulia e soprattutto due nuovi Suv, uno più piccolo e l’altro più grande dello Stelvio. Il discorso dei modelli si incrocia comunque con la scacchiera del sistema produttivo e questo apre la questione non secondaria del “dove produrre che cosa”. Per esempio il ritorno, a conclusione del ciclo vita, di Panda nell’impianto polacco di Tychy è figlio della necessità di mantenere alto il livello produttivo di questa fabbrica che (orfana della Ka precedentemente prodotta per Ford) non potrà reggere solo sulla 500, al suo decimo anno, e sulla Lancia Y in esaurimento. Questo però “libererà” Pomigliano che secondo Marchionne è «pronto a produrre modelli più complessi», ovviamente alla condizione di raggiungere volumi produttivi sufficienti a mantenere il livello occupazionale. La risposta potrebbe allora venire dalla futura 500 (la prossima generazione potrebbe comprenderà anche una 5 porte) o dalla gamma della Alfa “piccole” a cui si sta pensando, come un Suv compatto o l’eventuale erede della Mito, oppure la futura Giulietta se venisse trasferita qui da Cassino. O ancora, come avviene a Melfi, mescolare due modelli di marchi diversi, come Alfa e Jeep. Insomma, una partita tutta da giocare. Diversa da quella della Lancia su cui Marchionne, proprio al salone di Ginevra, è stato ancora una volta molto chiaro: «Non sono mai riuscito a trovare un progetto con risultati accettabili. È un marchio troppo selettivo e non conosciuto abbastanza. Avremmo fatto un pasticcio con Alfa se avessimo pensato a Lancia. Quindi lo abbiamo messo da parte».
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