Il miracolo della Innocenti: da auto utilitarie a simbolo di stile
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La storia della Innocenti è un affascinante capitolo dell'industria automobilistica italiana, un racconto di ingegno, adattamento e rinascita. Nata come un'azienda specializzata in tutt'altro, riuscì a conquistare il cuore degli italiani con veicoli pratici e iconici, per poi subire un destino travagliato ma mai dimenticato.
Dalla Lambretta all'automobile
L'avventura inizia nel 1920, quando l'imprenditore Ferdinando Innocenti fondò a Lambrate, Milano, la Fratelli Innocenti, un'azienda metalmeccanica. L'attività principale era la produzione di tubi d'acciaio senza saldature. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l'Italia da ricostruire, l'ingegnere Corradino D'Ascanio propose a Ferdinando un'idea geniale: un veicolo a due ruote semplice, economico e robusto per la mobilità di massa. D'Ascanio lasciò il progetto e Innocenti affidò il compito a un team di ingegneri che svilupparono la celebre Lambretta. Lanciata nel 1947, la Lambretta divenne un'icona di libertà e praticità, rivaleggiando con la Vespa e diventando un successo globale.
La svolta automobilistica
Forte del successo della Lambretta, Ferdinando Innocenti decise di espandere l'attività al settore automobilistico. Consapevole di non avere le risorse per progettare un'auto da zero, optò per un'alleanza con un colosso straniero. Nel 1957, la scelta ricadde sulla British Motor Corporation (BMC). L'accordo prevedeva la produzione su licenza di modelli inglesi, adattandoli al mercato italiano.
Il primo risultato di questa collaborazione fu la Innocenti A40, una versione della Austin A40 che debuttò nel 1960. Ma fu la produzione della Innocenti 950 Spider e soprattutto della Innocenti IM3 (derivata dalla Austin Cambridge) a cementare la reputazione del marchio per la qualità costruttiva e le finiture superiori rispetto alle controparti inglesi.
Il vero capolavoro, però, arrivò nel 1965 con la Innocenti Mini. Questa versione italiana della celebre auto britannica non era una semplice replica. I modelli Innocenti si distinguevano per l'assemblaggio più curato, gli interni più lussuosi e i dettagli unici, come le finiture cromate e una plancia strumenti rinnovata. La Innocenti Mini divenne un'auto di culto in Italia, apprezzata per le sue doti di agilità e per uno stile che, a molti, sembrava addirittura superiore all'originale.
L'era De Tomaso e la Innocenti Mini Bertone
Dopo la morte di Ferdinando Innocenti nel 1966 e un periodo di difficoltà, l'azienda fu venduta alla British Leyland. Tuttavia, la crisi energetica degli anni '70 e i problemi interni del gruppo britannico portarono a una nuova svolta. Nel 1976, la Innocenti fu acquisita dal gruppo De Tomaso, guidato dall'imprenditore argentino naturalizzato italiano Alejandro de Tomaso.
Sotto la nuova gestione, venne lanciata la Innocenti Mini Bertone, un modello completamente ridisegnato dal celebre designer Marcello Gandini. Con una linea più squadrata e moderna, questa vettura manteneva il motore e la meccanica della Mini originale, ma offriva un'estetica più contemporanea. La Mini Bertone, prodotta in diverse versioni (dalla piccola 3 cilindri alla sportiva Turbo De Tomaso), fu un grande successo commerciale e rimase in produzione per molti anni, diventando l'ultimo vero best-seller del marchio.
Il declino e la fine di un'epoca
Nonostante il successo della Mini Bertone, la Innocenti andò incontro a un declino inesorabile. Dopo l'acquisizione da parte della Fiat nel 1990, il marchio venne progressivamente dismesso. La produzione si concentrò su modelli basati su piattaforme Fiat, come la Innocenti Elba e la Innocenti Mille, che però non ebbero lo stesso impatto dei modelli precedenti. Nel 1997, la produzione della Innocenti cessò definitivamente, segnando la fine di un'era.
Anche se il nome Innocenti non compare più sulle auto nuove, il suo ricordo vive nel cuore degli appassionati. Le sue auto, dalla Lambretta alle versioni italiane della Mini, sono ancora oggi cercate dai collezionisti e rappresentano un simbolo di un'Italia che sapeva unire ingegno, eleganza e praticità, creando veicoli che non erano solo mezzi di trasporto, ma vere e proprie icone di stile.
