Le origini di Alfa Romeo



Romeo non aveva accento. Solo una visione.

Nel mese di agosto, Alfa Romeo vi propone una serie di aneddoti in tre puntate. Prima parte: le origini.


Prima che l'Alfa Romeo diventasse uno dei simboli più vibranti dell'automobilismo italiano, la sua storia iniziò... in Francia. O meglio, con un francese. Nel 1906, Alexandre Darracq, un industriale visionario e pioniere dell'automobile, cercò di espandere il suo impero oltre le Alpi. Aprì una fabbrica al Portello, a nord di Milano, per assemblare i suoi modelli su licenza, convinto che l'Italia fosse pronta per una rivoluzione meccanica. Ma non funzionò.


Le auto Darracq, progettate per le strade francesi, faticarono ad attrarre un'esigente clientela italiana, amante della sportività e della leggerezza. Nel 1909, la fabbrica era sull'orlo della chiusura. Invece di chiudere, i soci locali ne presero il controllo e ribattezzarono l'azienda: ALFA , per Anonima Lombarda Fabbrica Automobili .


Già nel 1910 venne lanciata la prima vettura interamente italiana: la 24 HP , dotata di un motore a quattro cilindri da 4 litri e progettata dall'ingegnere Giuseppe Merosi. Fu l'inizio di una stirpe e di uno stile. Più che semplici mezzi di trasporto, le vetture ALFA divennero oggetti di ingegneria, prestazioni e orgoglio nazionale.


Ma mancava ancora un uomo per plasmare il futuro. Il suo nome era Nicola Romeo , un ingegnere napoletano che aveva trascorso del tempo a Liegi e Losanna, appassionato di macchine utensili e organizzazione industriale. Nel 1915, con l'entrata dell'Italia nella Grande Guerra, Romeo assunse la direzione dello stabilimento del Portello. Alla fine del conflitto, fuse il suo nome con quello del marchio: nacque l'Alfa Romeo.


La storia può sembrare scritta con inchiostro rosso passionale. Ma in realtà è intessuta di pragmatismo industriale, crisi superate e ossessioni meccaniche. Già negli anni '20, l'Alfa Romeo introdusse le sue auto nelle competizioni. Nel 1925, la P2 di Vittorio Jano (nella foto) vinse il primo Campionato del Mondo di Gran Premi, molto prima della Formula 1. Un anno prima, Enzo Ferrari, giovane pilota e direttore sportivo, era entrato a far parte dell'azienda.


L'eredità di Darracq non è mai stata dimenticata. Ci ricorda che l'industria automobilistica è un territorio di scambi, cultura e idee che trascende i confini. E che un'azienda italiana può talvolta dover la sua esistenza... a un'intuizione di Suresnes.


Oggi, 115 anni dopo questa genesi franco-italiana, Alfa Romeo continua a incarnare questa tensione creativa tra tradizione e modernità, tra rigore industriale e arte di guida latina.

E se Romeo non aveva un accento, è senza dubbio perché le grandi storie non hanno bisogno di traduzione.

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