Un'occasione mancata: la Fiat Multipla Hybrid Power



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Nel vasto panorama della storia automobilistica italiana, alcune vetture si distinguono non solo per il loro impatto sul mercato, ma anche per aver rappresentato un'avventura tecnologica audace e lungimirante. È il caso della Fiat Multipla, una monovolume che, nonostante le discussioni sul suo design, ha segnato un'epoca con soluzioni innovative. Tra queste, la meno nota ma più affascinante è sicuramente la versione Hybrid Power, un prototipo che ha anticipato di decenni tendenze e tecnologie che oggi sono al centro del dibattito.

Genesi e presentazione

La Fiat Multipla Hybrid Power fu presentata al Salone di Ginevra del 2000, un'epoca in cui l'auto ibrida era ancora un concetto quasi sconosciuto al grande pubblico, dominato dalla neonata Toyota Prius. La Multipla, già nota per la sua versatilità e il rivoluzionario layout 3+3, si prestava perfettamente a un'evoluzione di questo tipo. La sua struttura "space-frame" e il pianale piatto offrivano lo spazio necessario per alloggiare il pacco batterie e l'elettronica aggiuntiva, senza compromettere l'abitabilità interna.

Tecnologia all'avanguardia

Il cuore della Multipla Hybrid Power era un sistema di propulsione parallelo, composto da un motore a benzina 1.6 16V da 103 CV e un motore elettrico asincrono trifase da 30 kW. A differenza di molti sistemi ibridi moderni, la gestione dei due motori era affidata a un sofisticato sistema elettronico che permetteva tre modalità di funzionamento principali:

 * Modalità Elettrica (EV): In questa modalità, la vettura era spinta unicamente dal motore elettrico, con un'autonomia di oltre 80 km e una velocità massima di 80 km/h. Ideale per la circolazione urbana e per le zone a traffico limitato (ZEV), si comportava come un veicolo a zero emissioni.

 * Modalità Ibrida: Un sistema di controllo intelligente ripartiva la coppia richiesta tra il motore elettrico e quello a benzina per ottimizzare prestazioni e consumi. L'intervento del motore elettrico, con la sua coppia istantanea, era particolarmente utile nelle partenze e nelle accelerazioni.

 * Modalità Elettrica con ricarica: In questa variante, il motore a benzina non forniva trazione, ma si accendeva per ricaricare le batterie, agendo come un "range extender" e aumentando l'autonomia totale del veicolo.

Il sistema era completato da un pacco batterie al Nichel-Idruri Metallici (Ni-Mh) del peso di 280 kg, posizionato sotto il pianale, e da un cambio robotizzato Selespeed, che gestiva in modo automatico l'innesto delle marce per un'efficienza ottimale.

Prestazioni e consumi

Nonostante il peso aggiuntivo di circa 450 kg (portando il totale a 1850 kg), le prestazioni della Multipla Hybrid Power erano competitive. La velocità massima si attestava a circa 160 km/h in modalità ibrida, con un'autonomia totale di 400 km. I consumi e le emissioni erano il vero punto di forza: nel ciclo combinato, il consumo si riduceva di oltre il 20% rispetto alla versione a benzina, e le emissioni scendevano del 50%.

Un'eredità inesplorata

La Multipla Hybrid Power, prodotta in una piccola serie di soli dieci esemplari per una sperimentazione con il Comune di Napoli, non è mai arrivata alla produzione di massa. Nonostante la sua avanzata tecnologia, i costi elevati e la mancanza di una domanda di mercato sufficientemente matura ne hanno decretato l'abbandono.

Oggi, ripensando a quel progetto, la Fiat Multipla Hybrid Power appare come un'occasione persa. Aveva in sé le risposte a molte delle sfide che l'industria automobilistica sta affrontando ora: l'elettrificazione, la riduzione delle emissioni e la versatilità per diverse esigenze di mobilità. Un'audace dimostrazione di come, già vent'anni fa, l'ingegneria italiana fosse pronta a guidare il cambiamento verso un futuro più sostenibile.


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