Sergio Marchionne ha già detto che resterà al comando di FCA fino alla fine del 2018, ovvero fino al completamento del piano industriale appena presentato a Detroit. Il manager italo canadese intende quindi vedere finalizzate le strategie di prodotto e finanziarie che nel caso del marchio Fiat ruotano attorno al modello simbolo, la 500. Un simbolo che sembra inattaccabile dal tempo e dalle mode, scelto nel 2013 da 165.000 automobilisti dell’area EMEA (Europa, Medio Oriente, Africa), ma che curiosamente non ha un sostituto annunciato fino al 2018. Quello che molti si chiedono è: può un modello come la Fiat 500 restare praticamente immutato per quasi dodici anni, quelli che separano il 2007 della nascita dal 2018 del possibile pensionamento?
La domanda è di quelle epocali, perché Fiat 500 resta il simbolo dell’industria automobilistica e dello stile di vita italiano, sia dentro che fuori i confini nazionali e soprattutto in Nord America. Un’auto di tale successo commerciale e di immagine non può essere sostituita a cuor leggero e, anzi, ha dimostrato con la 500L e la 500X che la strada fortemente voluta da FCA è quella di ripetere in altri segmenti l’esempio “500”, facendolo diventare un brand a parte. Anche l’erede della Fiat Punto programmata per il 2016 sarà una variante ingrandita a cinque porte della 500, ma lei, la piccola tre porte che ha dato inizio a tutta la saga 500 e appena ristilizzata con la versione Cult, reggerà al peso dei prossimi anni con qualche facelift e piccole modifiche?
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Un ciclo di vita di dodici anni come quello che si appresta ad affrontare la Fiat 500 è davvero insolito nell’attuale panorama automobilistico, mentre era molto più frequente alcuni decenni fa. Al giorno d’oggi il mercato e i Costruttori hanno imposto la regola non scritta di sostituire i modelli di auto ogni 7-8 anni, programmando un restyling o facelift di metà carriera. A questa pratica sfuggono però le cosiddette auto “iconiche”, quelle cioè che racchiudono nel loro nome e nelle forme una storia e un valore emotivo che va al di là del semplice mezzo meccanico e delle politiche di marketing; la Fiat 500 è un caso classico di icona nazionale, attesa per anni dagli italiani, anticipata dalla concept Trepiùno e finalmente svelata il 4 luglio 2007. Sopravvivere senza quasi modifiche fino al 2018 (12 anni) è però un compito arduo, in parte riuscito recentemente solo ad altre icone dell’auto come Volkswagen New Beetle (14 anni), Mazda MX-5 (11 anni nel 2015) e Audi TT seconda serie (9 anni).
Un confronto con le rivali dirette della Fiat 500 dimostra invece come la concorrenza abbia negli ultimi anni aderito in maniera precisa alla regola dei 7-8 anni, restando a volte anche al di sotto di questa soglia. Alla MINI hanno ad esempio presentato la nuova hatchback nel 2000 per sostituirla con un modello nuovo nel 2006 e poi nel 2013, un po’ come la smart fortwo che ha come data di nascita il 1998 e le successive generazioni datate 2001, 2007 e 2014. Lo stesso si può dire della “storica” Porsche 911, progettualmente immutata da sempre, ma capace negli ultimi diciassette anni di presentarsi in tre serie distinte, siglate 996, 997 e 991. Con una carriera così lunga senza modifiche sostanziali la Fiat 500 si candida quindi ad avvicinare autentiche leggende del fuoristrada dall’aspetto quasi immutabile: Land Rover Defender, Mercedes Classe G (entrambe del 1990) e Suzuki Jimny (1998), pronte a festeggiare il quarto di secolo.
La domanda è di quelle epocali, perché Fiat 500 resta il simbolo dell’industria automobilistica e dello stile di vita italiano, sia dentro che fuori i confini nazionali e soprattutto in Nord America. Un’auto di tale successo commerciale e di immagine non può essere sostituita a cuor leggero e, anzi, ha dimostrato con la 500L e la 500X che la strada fortemente voluta da FCA è quella di ripetere in altri segmenti l’esempio “500”, facendolo diventare un brand a parte. Anche l’erede della Fiat Punto programmata per il 2016 sarà una variante ingrandita a cinque porte della 500, ma lei, la piccola tre porte che ha dato inizio a tutta la saga 500 e appena ristilizzata con la versione Cult, reggerà al peso dei prossimi anni con qualche facelift e piccole modifiche?
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Un ciclo di vita di dodici anni come quello che si appresta ad affrontare la Fiat 500 è davvero insolito nell’attuale panorama automobilistico, mentre era molto più frequente alcuni decenni fa. Al giorno d’oggi il mercato e i Costruttori hanno imposto la regola non scritta di sostituire i modelli di auto ogni 7-8 anni, programmando un restyling o facelift di metà carriera. A questa pratica sfuggono però le cosiddette auto “iconiche”, quelle cioè che racchiudono nel loro nome e nelle forme una storia e un valore emotivo che va al di là del semplice mezzo meccanico e delle politiche di marketing; la Fiat 500 è un caso classico di icona nazionale, attesa per anni dagli italiani, anticipata dalla concept Trepiùno e finalmente svelata il 4 luglio 2007. Sopravvivere senza quasi modifiche fino al 2018 (12 anni) è però un compito arduo, in parte riuscito recentemente solo ad altre icone dell’auto come Volkswagen New Beetle (14 anni), Mazda MX-5 (11 anni nel 2015) e Audi TT seconda serie (9 anni).
Un confronto con le rivali dirette della Fiat 500 dimostra invece come la concorrenza abbia negli ultimi anni aderito in maniera precisa alla regola dei 7-8 anni, restando a volte anche al di sotto di questa soglia. Alla MINI hanno ad esempio presentato la nuova hatchback nel 2000 per sostituirla con un modello nuovo nel 2006 e poi nel 2013, un po’ come la smart fortwo che ha come data di nascita il 1998 e le successive generazioni datate 2001, 2007 e 2014. Lo stesso si può dire della “storica” Porsche 911, progettualmente immutata da sempre, ma capace negli ultimi diciassette anni di presentarsi in tre serie distinte, siglate 996, 997 e 991. Con una carriera così lunga senza modifiche sostanziali la Fiat 500 si candida quindi ad avvicinare autentiche leggende del fuoristrada dall’aspetto quasi immutabile: Land Rover Defender, Mercedes Classe G (entrambe del 1990) e Suzuki Jimny (1998), pronte a festeggiare il quarto di secolo.
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