Presentata al Salone di Torino del 1972 come progetto di studio di una vettura per città, la X1/23 è stata messa a punto come prototipo dotato di propulsore elettrico e batteria al piombo nel 1974, anticipando di quasi quarant'anni il boom delle automobili elettriche. Dal punto di vita formale si presenta esternamente con sbalzi minimi e un singolare profilo arcuato che ingloba la cabina di guida. Un robusto elemento di sezione tubolare incornicia i proiettori e corre lungo le fiancate con funzione di paracolpi.
Lunga 2,642 m, larga 1,510 m e alta 1,340 m, la piccola city car compatta a due posti ha un disegno essenziale anche negli interni – studiati secondo criteri ergonomici e privi di parti potenzialmente contundenti – dove spiccano il caratteristico volante mono-razza, il quadro strumenti che riunisce tutti i comandi principali del veicolo e un’ampia mensola sotto il parabrezza; i sedili sono realizzati con un guscio in materiale sintetico.
Concepita come una gabbia indeformabile, la scocca del prototipo prevede porte irrobustite per assorbire eventuali impatti laterali e ampie superfici vetrate in modo da garantire visibilità in tutte le direzioni. Poiché i vetri sono fissi, l’aerazione sfrutta un impianto di condizionamento.
Il prototipo Fiat X1/23 è equipaggiato con un piccolo motore da 13,5 CV - il cui compito è quello di muovere le ruote anteriori – che viene alimentato da batterie al nichel-zinco installate al posteriore. La velocità massima è di poco superiore ai 70 Km/h e l’autonomia è di 50 Km con una ricarica delle batterie.
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