Nel 1971 debuttava al Salone dell'Automobile di Torino l’Alfasud. Prodotta dalla Casa del Biscione presso un nuovo stabilimento nel Mezzogiorno, a Pomigliano d’Arco, era destinata a diventare protagonista dell’industrializzazione del Sud Italia e a raggiungere un grande pubblico. Il modello innovativo era frutto del lavoro di un eccellente team di progettazione, composto dagli ingegneri Rudolf Hruska e Domenico Chirico e dai designer Giorgetto Giugiaro e Aldo Mantovani, della nascente Italdesign.
L'Alfasud aveva un cofano basso, linee filanti e sportive e un’abitabilità superiore alla media, mentre le sue prestazioni e tenuta su strada erano quelle di una vera Alfa Romeo. Di fatto, era la più sofisticata della sua categoria dal punto di vista della meccanica, con un motore a quattro cilindri boxer, trazione anteriore, quattro freni a disco, e le sospensioni anteriori indipendenti.
La versione iniziale era una fastback, due volumi quattro porte, a cui si affiancarono poi la Giardinetta e la coupé Sprint, per un totale di oltre 1 milione di esemplari prodotti fino al 1984, quando il testimone passò all’Alfa Romeo 33.
Il motore boxer, nato con l’Alfasud e sviluppato ulteriormente in seguito, ha equipaggiato 2.195.979 vetture, fino alle Alfa Romeo 145-146 degli anni Novanta. Un progetto audace e originale che ha lasciato il segno nella storia dell’Alfa Romeo
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