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La produzione della Giulietta Berlina

La produzione della Giulietta Berlina segna una svolta industriale epocale per Alfa Romeo. Se la 1900 aveva introdotto la produzione in serie, è con la Giulietta che lo stabilimento del Portello si trasforma davvero in una fabbrica moderna. All’inizio degli anni Cinquanta, il sito milanese era ancora legato a una logica produttiva artigianale, capace di sfornare non più di 50 vetture al giorno. Con la Giulietta, e con l’intervento dell’ingegnere austriaco Rudolf Hruska, l’intero processo viene ripensato: nascono nuove linee di montaggio, si riorganizzano i flussi, si razionalizzano le fasi produttive. Nel giro di pochi anni, il Portello arriva a produrre fino a 200 vetture al giorno, quadruplicando la sua capacità. Un salto quantitativo che racconta anche un salto culturale: l’Alfa Romeo non è più solo un marchio d’élite, ma una protagonista dell’industria automobilistica europea.

Alfasud Sprint 6C (1983)



Nell’ambito dell’attività di ricerca e sviluppo legata alle competizioni, nel 1982 l’Autodelta realizza un primo prototipo di un’Alfasud Sprint equipaggiata con il motore “V6” da 2,5 litri (lo stesso della GTV 6) da 158 cv, collocato in posizione centrale posteriore longitudinale: la vettura viene denominata “Sprint 6C” e, anche grazie al peso di soli 990 kg, “vola” a 215 km/h.


Le sospensioni anteriori rimangono invariate mentre al posteriore viene adottato uno schema a ruote indipendenti, le carreggiate vengono allargate, l’abitabilità è limitata a soli due posti. Plancia e cruscotto sono quelli dell’Alfasud Sprint, arricchiti con finiture pregiate. Alcuni elementi estetici della carrozzeria anticipano la nuova gamma “Sprint” presentata nell’83: gruppi ottici anteriori e posteriori, calandra, paraurti e retrovisori.


Viene poi realizzato un secondo prototipo della Sprint 6C, molto simile al primo, con un pianale predisposto ad accogliere l’albero di trasmissione della trazione integrale per un eventuale impiego agonistico nel Gruppo B dei rally: l’Alfa Romeo però decide di rimanere focalizzata sulle competizioni in pista e il secondo esemplare della Sprint 6C resta un esercizio tecnico.

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